martedì 19 febbraio 2013

22° Capitolo "e... arriva l'aurora" (43)


22


43)
    Ripresasi dallo spaventoper la tragedia che aveva sfiorato Mattia, Giada si dedicò alla completasistemazione della casa di Geo ed alla sua inaugurazione.   
    Si fece consegnare da Geola lista degli invitati che erano trentatré.
    Per la cena, l'amicocostruttore sempre gentile e disponibile, le aveva dato l'indirizzo di unaditta che organizzava cene e rinfreschi per matrimoni, ricorrenze varie, cheaveva sede a Perugia ma che, su ordinazione, si recava in tutta Italia. Oltreai cibi, la ditta pensava a tutto: forniva tavoli, tovaglie, stoviglie e tuttoil necessario. Per telefono prese accordi precisi per la sera del ventinovembre con l'intesa che qualche giorno prima si sarebbe recata personalmenteper prendere visione di quanto deciso.
    Partì per l'Umbria unasettimana prima della festa in quanto arrivavano da Milano i mobili e lei, chegià li aveva collocati sulla carta, doveva sistemarli nella casa. L'avrebberoaiutata il contadino, la moglie, la cognata e quattro operai; in teoria leidoveva solo dirigere.
    La casa era a posto,completamente ultimata perché il costruttore per terminare i lavori in tempo darecord aveva impiegato un nutrito numero di operai. Tutto era stato pulitoperfettamente e la casa splendeva nel vero senso della parola. A parte lacucina, tutto il resto della casa era completamente vuoto. Solo gli operai chestavano piazzando la copertura della piscina, che era venuta benissimo, eranoall'opera. La raggiunse l'ingegner Montini ed insieme visitarono la casa.Andarono direttamente nella torretta per poi scendere. Questo locale non avevasubìto alcuna modifica ma ora, con i vetri lucentissimi, lo spettacolo eraancor più bello. Da due giorni era in funzione il riscaldamento ed il teporeera gradevole ed uniforme. La scala a chiocciola che conduceva alla torretta el'altra al primo piano, entrambe in legno scuro, erano state rimesse a nuovo.
    Al primo piano solo ilcorridoio era rimasto uguale ed erano state ricavate sei stanze con bagnoannesso. Era stato un desiderio di Geo che, avendo molti amici, voleva esserein grado di ospitare più persone possibili. Tutto il pavimento in parquet di unlegno di un colore caldo proveniente dall'Amazzonia, era stato ben posato edaveva sostituito quelle orribili piastrelle dalle tonalità impossibili.
    Nei bagni Giada si erasbizzarrita e, ad opera ultimata, erano degni di figurare su rivistespecializzate. Lo stesso ingegner Montini le fece i complimenti per la sceltadei materiali. L'unico bagno con vasca e doccia era quello appartenente allacamera di Geo, gli altri avevano solo la doccia. Le piastrelle di questo eranodi color zucchero bruciato con sanitari ed accessori bianchi. Il grandespecchio, istallato sul doppio lavello, con cornice bianca laccata rendevaancor più spazioso l'ambiente. Tutti i bagni avevano pavimento e rivestimentosino al soffitto, uguali.
    Il bagno della stanza diGrazia era in piastrelle grigio perla alternate ad alcune dello stesso colorecon fiori stilizzati in rosa. Accessori e cornice dello specchio della stessatonalità dei fiori.
    Quello della camera diRoberta e Tommy, sorella e cognato di Geo, era in verde acqua con piastrellerettangolari che erano state montate a mattoncino. Accessori e cornice dellospecchio in blu elettrico: il contrasto era notevole.
    Il bagno dei ragazzi era inrosso geranio con accessori e cornici specchi in bianco lucido.
    I due rimanenti bagni degliospiti erano l'uno con piastrelle giallo sole con accessori e cornicedell'enorme specchio ovale in legno di una calda tonalità, l'altro conpiastrelle azzurre cielo alternate ad alcune bianche dipinte con piccolespirali dello stesso azzurro. Accessori e cornice dello specchio rotondo inbianco gesso.
    Le pareti di tutta la casaerano bianche; lisce quelle del primo piano, a buccia di arancio quelle delpiano terreno.
    In ogni stanza, esclusaquella di Geo nella quale Giada aveva ricavato uno spogliatoio, una parete eracon armadio a muro con ante in legno ma tappezzate diversamente: a fiori, adisegni vari, che avrebbero richiamato la copertura dei letti.
    Tutti gli infissi eranostati dotati di doppi vetri ed erano a tenuta perfetta. Erano state mantenutele porti esistenti in legno di olmo molto ben fatte ma dotate di nuovemaniglie.
    Avendo aperto nuovi vanifurono ordinate le medesime porte da un artigiano locale.
    Sempre chiacchierando,Giada e Montini, arrivarono al piano terra e qui di cambiamenti ne erano statifatti parecchi.
    L’esteso salone era statomovimentato, nella parte opposta al camino, con due gradini e due piccolimuretti in legno di noce dove si sarebbe creata la zona pranzo.
    Dall'attigua ex sala dabiliardo si erano ricavati tre locali: un salotto, la stanza della televisionee, con entrata indipendente, una camera con bagno di servizio. Questo bagnorivestito in piastrelle dipinte a mano con soggetti floreali dai colori vivacie sembrava un prato fiorito.
    Tutto il pavimento era incotto.
    In cucina, essendospaziosa, Giada aveva fatto alzare due muri ed aveva ricavato uno spaziosoripostiglio fornito di finestra.
    Ad opera finita Giada erasoddisfatta di quanto aveva creato, cosa strana in lei che non si riteneva maicontenta.
    Il tir arrivò alle diecidel mattino seguente. Era abbastanza carico e vi erano sei uomini perscaricarlo. Fortunatamente, pur essendo novembre inoltrato e la giornataabbastanza rigida, il cielo era sereno ed i mobili venivano scaricati sotto alportico per permettere a Giada di organizzare la distribuzione.
    Ad opera finita i mobilierano stati sistemati nei punti giusti e tutto il resto, composto da variscatoloni, ammucchiato nel salone.
    Nel reparto pranzo avevafatto mettere un fratino di noce con i sostegni a lira e sei sedie Luigi XIIIcon schienale alto rivestito in velluto giallo oro; un trumeau settecentoveneziano in legno scuro, una ribaltina dello stesso stile ma nei coloriclassici ed un carrello portavivande a tre ripiani in rovere con decorazioni inottone.
    Nell'altra parte delsalone, ai lati del camino, i due divani a cinque posti in morbidissima piumaricoperti in tessuto color turchese chiaro con quattro poltrone uguali. Inmezzo un tavolino basso, quadrato, in noce lucidato a cera.
    Contro una parete uncassettone bombato impellicciato in noce con intarsi in acero bianco.
Dall'altro latouna piccola credenza veneziana, allegro e fiorito, che sarebbe servito damobile bar.
Nella stanzaattigua un cassettone scrivania in radice di ulivo lucidato con unasedia/poltrona Luigi XV in noce intarsiato e paglia di Vienna. In un angolo untavolo rotondo in noce dell'ottocento con sei sedie in velluto verde Luigi XVIcon schienale a medaglione. Contro una parete due poltrone, stileRestaurazione, nello stesso velluto ed un carrello a ruote in legno opaco conalette pieghevoli.
    Nell'altro locale tutto eramoderno: era la stanza della televisione. Due divani a tre posti, una poltrona,sempre in morbida piuma, rivestiti in tessuto fantasia sulle tonalità del rosa,bianco e turchese. Davanti ai divani un tavolino rettangolare di legno laccatonero come pure la libreria, una lampada alogena ed in un angolo un megatelevisore su un tavolino rotondo, nero, girevole.
    Nella camera di servizio unletto matrimoniale in acero ed un armadio a parete dello stesso legno.
    La cucina già arredatavenne arricchita da una vetrinetta porta barattoli in rovere.
    Giada passò quindi al pianosuperiore.
    Nella camera di Geo feceportare il letto matrimoniale in stile coloniale americano, due mobilettisettecenteschi come tavolini da notte completati da due lampade paralume inseta e velluto. La copertura del letto in tessuto a fiori in colori tenuiravvivava la stanza.
    In quella di Grazia lettomatrimoniale con testata e trumeau azzurri del settecento veneziano condecorazioni policrome, due sedie Napoleone III in velluto rosa della stessatonalità del copriletto e due tavolini in radica di rosa.
    In camera di Roberta eTommy un letto matrimoniale con testata in noce a colonnine ed ai lati duepiccoli cassettoni laccati settecento veneziano. In fondo al letto uncassettone francese in radica di rosa con ai lati due sedie stile impero. Lacopertura del letto in tinta unita beige a piccoli disegni.
    Per la camera dei ragazzifurono acquistati tre letti bianchi con copriletti a disegni bianchi e rossiraffiguranti giochi. Un cassettone pure bianco con maniglie rosse.
    Rimanevano le due stanzedegli ospiti: nella prima due letti stile impero e due comodini dello stessostile come pure un cassettone in legno di ulivo appoggiato alla parete. Lecoperture in giallo oro. Nella seconda due letti con testate in ferro battutodal disegno leggero in rosso scuro, due comodini in noce e coperture in colorchampagne.
    Rimaneva la torretta. Nellocale, secondo Giada il più bello di tutta la casa, fece portare una scrivaniain legno di ulivo con intarsi a losanghe in legno di rosa Luigi XV, unapoltroncina in stile Restaurazione in velluto beige ed una grande poltrona inpelle chiara con annesso poggia piedi. Poiché era rimasta una piccola scrivaniaa ribaltina a dorso d'asino Luigi XV, fece portare anche quella.
    Tutti i mobili di Graziaavevano trovato la loro giusta collocazione ed a Giada sembrava che il tuttofosse armonico.
    Si erano fatte le venti eGiada accomiatò tutti. Li attendeva per la mattina seguente perché questo era stato solo l'antipasto.
    Il giorno dopo sarebbevenuto pure il tappezziere che avrebbe montato i tendaggi: tutti di colorebianco ma di tessuti diversi. La ditta che avrebbe istallato l'impianto diantifurto collegato con una compagnia di sorveglianza sarebbe arrivata nelpomeriggio.
    Salita in macchina perrecarsi in albergo si accorse di essere stanchissima. Era stata veramente unagiornata campale e solo ora se ne rendeva conto. Per fortuna nel suo albergoc'era anche il servizio ristorante e si fece portare in camera la cena che sigustò, sdraiata in poltrona, in vestaglia davanti al televisore acceso.
    I giorni seguenti furonoaltrettanto stancanti fra il riporre tutta la biancheria che Grazia avevainviato, appendere quadri e piatti ornamentali, sistemare i soprammobili ed iservizi di piatti e bicchieri, approntare le camere e corredare i bagni.
    L'unica cosa che non fecefu quella di far sistemare i tappeti perché pensò che avrebbero dato noianell'organizzazione del pranzo.
    Il mercoledì mattina venneil responsabile della ditta che organizzava il rinfresco. Studiò comeposizionare la zona pranzo e, d'accordo con Giada, decise di mettere un'unicatavolata nel salone. Avrebbe preparato un grande ikebana di fiori e frutta daporre nel centro e ripassò con Giada il menù. Anche su questo Geo le aveva datocarta bianca e quindi scelse con l'addetto dagli aperitivi al caffè,raccomandandogli di non farle fare brutta figura. L'uomo le disse che sarebberovenuti nella mattina del sabato per cucinare quello che non potevano preparareprima.
    Il giovedì mattina Giada sirecò da un fiorista ad Assisi, ordinò delle composizioni di fiori da sistemaresui tavoli ed affittò delle piante ornamentali che avrebbe messo in ognilocale.
    Il venerdì sera tutto erapronto ed in ordine e la casa era semplicemente splendida. Le luci alogene cheGiada aveva fatto porre nei punti strategici, che potevano essere tenui ofortissime, illuminavano ogni punto delle stanze al piano terra e non vi eraalcun lampadario perché a Geo non piacevano.
   Il sabato mattina arrivarono lepiante ed i fiori che furono subito sistemati ai loro posti e poi con uncamioncino arrivò la ditta del rinfresco con tre uomini: un cuoco e dueaiutanti. La informarono che per l'ora di cena li avrebbero raggiunti quattrocamerieri per il servizio a tavola.
    Verso le undici Giada andòin albergo si fece una doccia, si lavò i capelli, pranzò e si riposò per unpaio d'ore. Per le sedici ritornò alla casa in attesa di Geo e dei suoi ospiti.

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