martedì 12 marzo 2013

Richiesta di commento


Cari amici,
                   ho finito di inserire il mio libro “e… arriva l’aurora”.

Gradirei conoscere, da chi l’ha letto, un giudizio e un commento.

A breve ne pubblicherò un altro.

martedì 19 febbraio 2013

24° e ultimo Capitolo "e... arriva l'aurora" (47)


24


47)
    Dopo la parentesi umbra, Giada si rituffò nellavoro dello studio. Raccontò a Maurini, con dovizia di particolari, sia deilavori ultimati sia della festa d'inaugurazione alla quale anche lui era statoinvitato ma non era potuto intervenire per motivi di famiglia, omettendo'l'incidente Dodo'.     
    L'esperienza umiliante cheaveva provato e credeva di aver dimenticato, ogni tanto riaffiorava in leicreandole un senso di disagio. Di notte qualche volta si svegliava disoprassalto perché sognava il viso di quell'uomo vicino al suo. Sapeva peresperienza che solo il tempo avrebbe cancellato quel brutto ricordo.
    Aveva raccontato tutto aDésirée telefonandole e l'amica era rimasta scioccata, anche perché si é sempreconvinti che queste cose possano succedere solo agli altri.
    Una sera, mentre cenava,stava guardando la televisione che trasmetteva il telegiornale quando ilgiornalista diede la notizia di una grave sciagura che si era abbattuta su unpaese medio orientale: un improvviso e violento terremoto aveva distruttointeri villaggi ed il numero dei morti era altissimo. Davanti a quelle tragicheimmagini una molla scattò nella testa di Giada e le parole che Désirée le avevadetto le parevano stampate sul video: la vita é un lampo.
    In quel momento compreseche non si doveva rinunciare a nulla se si aveva la probabilità di averequalcosa e per lei, forse, c'era ancora la possibilità di godere dell'amore diMattia. Non seguì più il programma, smise di mangiare e cominciò a pensare almodo di rivederlo e parlagli. Si alzò e compose il numero di Parigi:
    " Allo?" squillola voce di Désirée.
    " Bonjour, içi RadioMilano!"
    " Ma tu mi leggi nelpensiero! Mi hai preceduta di un attimo: ti stavo telefonando perché ho sentitoche ti dovevo parlare."
    " Veramente sono ioche devo parlare con te. Come stai?"
    " Molto bene e sentodalla voce che stai bene anche tu."
    " Ma sono cosìevidente?" chiese con sorpresa Giada.
    " Per me sì ed ho lasensazione che mi devi dire qualcosa di piacevole. C'entra forse un certoMattia...?"
    " Non c'è gustotelefonare a te! Mi togli il piacere di farti una sorpresa."
    " Vedi carissimaGiada, io ti voglio bene, ti conosco nel profondo e questa telefonatal'attendevo da tempo."
      " Maallora sono così prevedibile?"
      " Per glialtri no assolutamente ma non devi scordare che io sono una scrittrice e quindiabituata a scavare nell'intimo delle mie creature e tu per me sei un po' unamia creatura. Ma raccontami le novità."
    " Ho deciso di cercareMattia e se lui é ancora libero e lo vorrà intendo ricucire il nostro rapporto.Sai che cosa mi ha fatto decidere? Ho ripensato a quanto mi hai detto a LeMont-Saint-Michel in quella giornata apocalittica ed ho deciso di agguantarequel lampo e non lasciarmelo sfuggire."
    " Sono felice per tema non mi devi ringraziare. Se tu non fossi convinta e la decisione nonpartisse dal tuo cuore, avrei potuto parlarti e raccontarti favole per ore edore ma tu saresti stata irremovibile. Quando lo rivedrai?"
      " Non sonulla, non so neppure se é tornato o se é ancora in Africa. Questa decisionel'ho presa mezz'ora fa e ti ho subito telefonato. Dovevo sentire la tuaopinione."
      " Ese ti avessi detto che sbagliavi, avresti cambiato idea?"
      E Giadaridendo:
    " No! Assolutamenteno!"
      " Vediamica mia come ti conosco bene! Lasciami dire che sono ultra felice per te e tiprego di tenermi al corrente dei fatti. Fra una decina di giorni sarò a Milanoma prima ti avviso."
    Sisa, quando Giada lainformò della decisione presa, fu estremamente lieta: era certa che Mattiafosse l'uomo perfetto per l'amica e che non sarebbe mai riuscita a sostituirlo.Dal canto suo il rapporto con Geo cominciava a non essere più una sempliceamicizia e qualcosa di più profondo stava nascendo. Di questo legame era feliceFrancesca che aveva un gran concetto di Geo, era contenta Grazia a cui Sisapiaceva veramente ed era entusiasta Margherita che lo adorava. Ma forse la piùsoddisfatta era Giada, l'artefice della loro conoscenza e che vedeva realizzataquello che aveva pensato fosse una semplice speranza.
    Il pomeriggio seguente, tredicembre, Giada telefonò al laboratorio di Como chiedendo del dottor Bonini. Lerisposero che era all'estero e che sarebbe rientrato fra non molto. Lei spiegòche era appena rientrata dal Brasile e doveva consegnare al dottore un paccoinviatogli da un ex collega. La signorina che rispondeva al telefono eragentilissima e disse a Giada che il dottore sarebbe rientrato il dieci didicembre.
    " Che peccato!"disse allora Giada " Anch'io riparto il dieci sera dalla Malpensa e quindinon lo posso incontrare."
    " Attenda che guardo ache ora atterra l'aereo dall'Africa." rispose la segretaria.
    Giada sorridendo attese altelefono.
    " Atterra alle dodicie trenta e penso che nel pomeriggio lo potrà trovare qui da noi. Devoavvisarlo?"
    " Non si disturbi, mirifarò viva il dieci pomeriggio."
    Raggiante Giada depose iltelefono ed in quell'istante entrò nel suo ufficio Maurini che guardandola ledisse:
    " Hai l'espressione dichi ha appena vinto il primo premio della lotteria. Posso partecipare allavincita?"
    " Senz'altro! Ilgiorno che riscuoterò, faremo una gran festa qui in ufficio. Balleremo suitecnigrafi e fiumi di champagne scorreranno sui tavoli da disegno."
    Francesco Maurini era moltoaffezionato alla ragazza che conosceva da parecchi anni e che da molti mesivedeva non felice. Non aveva notato nessuna flessione sul lavoro ma da lei erascomparsa quella vivacità che incantava tutti. Fu quindi felice di trovarlaallegra.
    Mancavano quattro giorniall'arrivo di Mattia ed ogni giorno l'eccitazione e l'ansia aumentavano in lei.Continuamente pensava all'incontro, come sarebbe avvenuto e come si sarebbecomportato lui. E se nel frattempo avesse conosciuto un’altra? E se in Africasi fosse invaghito di una ragazza, magari una di quelle belle mulatte che fannoimpazzire gli uomini bianchi?
    Dopo tanta agitazionefinalmente arrivò il dieci di dicembre e già dalle prime ore del mattino Giadaera sveglissima.
    Alle undici era inaeroporto seduta al bar ad aspettare. Quando la voce dell'addetto scandì chel'aereo da Harare stava atterrando il cuore le uscì dalla gola impedendole direspirare. Decise di mettersi in un angolo in modo da non essere vista perchévoleva controllare la situazione: se Mattia non fosse stato solo, si sarebbeimmediatamente eclissata.
    Indossava un cappotto bluelettrico, colore che a Mattia piaceva perché, diceva, fosse uguale a quellodei suoi occhi. Raccolse i capelli in un basco perché sarebbe stata menoindividuabile, con le gambe tremanti e le pulsazioni a duecento, aspettò divederlo arrivare.
    Molte persone cominciaronoad uscire e Giada pensò 'e se avesse cambiato aereo? e se non tornasse oggi? infondo io ho telefonato al laboratorio la settimana scorsa e durante questotempo i programmi potrebbero essere cambiati...' E mentre tutte queste idee lesi affollavano nella mente: eccolo! Il cuore fece un gran salto e poi perqualche secondo non saltò più. Eccolo il suo Mattia con quella camminataparticolare, forse un po' più magro ma sempre interessante. Ma, ed il cuorefece un'altra capriola, vicino a lui c'era una ragazza bionda. Sentì il mondocrollarle addosso, quello che aveva temuto stava succedendo: Mattia avevaun'altra donna! Ma no! Ecco che la donna va incontro sorridente ad un uomo chel'aspetta e si abbracciano con veemenza mentre Mattia procede lentamente conuna grossa valigia in mano.
    Continuando ad osservarlo,prima di avvicinarsi, notò che aveva un'aria triste e camminava con gli occhifissi. Giada ritenne fosse il momento giusto per avvicinarsi. Senza che lui sene accorgesse, si accostò e con voce tremante:
    " Serve un taxi?" e così dicendo sitolse il basco.
    Mattia di colpo si girò verso di lei, la guardòinebetito e non rispose.
    " Le ho chiesto se serve un taxi!"ripeté lei con voce più sicura.
    " Giada...!" evedendo il sorriso della ragazza, mollò di colpo la valigia e la strinse cosìforte da soffocarla e poi, incurante della gente che affollava il terminal, labaciò con tutta la passione che aveva racchiuso in lui durante tutti questimesi di lontananza. Ripreso fiato, guardandola con infinita tenerezza:
    " Ti prego Giada,dammi un pizzicotto e convincimi che non sto sognando."
    Giada gliaccarezzò dolcemente una guancia e:
    " Non sogni Mattia. E'tutto vero. Io sono qui. Ti amo come allora, non ho mai cessato di amarti e setu lo vuoi, possiamo ricominciare."
    A questo punto lui la presein braccio e la fece roteare.
    " Oh, Signore, Tiringrazio! Oh Giada, come sono felice! Mi ridai la voglia di vivere che senzate avevo perso. In questi mesi sei stata sempre nei miei pensieri e nel miocuore ogni minuto. Tornavo a Milano con una gran tristezza perché tu non c'eripiù ma io pure avevo deciso di fare un altro tentativo per convincerti del mioimmutato amore."
    Finalmente, tenendosistretti, stretti, si avviarono verso l'uscita. Mattia si mise al volantedell'auto di Giada ma prima di mettere in moto le chiese:
    " Dimmi amore, cos'èsuccesso per farti cambiare idea?"
    " Ho incontrato Luisacon il suo nuovo compagno a Copenaghen e mi ha confermato quello che mi avevidetto. Inoltre ho conosciuto una donna eccezionale, una scrittrice francese chemi ha fatto capire che un amore come il nostro non si poteva gettare alvento."
    " Fammela conosceresubito. Avrà la mia eterna gratitudine." e così dicendo mentre sorridevafelice, prese una mano di Giada e se la pose sul cuore.
    Si baciarono ancora felicidi trovarsi uniti ed in quell’abitacolo era concentrato tutto il mondo. Loro,solo loro e poi... il nulla.
    Appena arrivati a casa,dove Mattia entrò quasi in punta di piedi, Giada telefonò ad Désirée e:
    " Désirée, sono inorbita per la felicità. Ti passo Mattia."
    Questi prese il telefono edisse:
    " Grazie! Per ora ledico solo grazie ma quando c'incontreremo le dirò molte altre cose."
    Finita la telefonata Giadasi rifugiò fra le braccia di Mattia: come le erano mancati i suoi abbracci, ilsuo viso ruvido, le sue carezze, i suoi baci ed ora, a tutti i costi, volevarecuperare il tempo perduto. Finalmente la loro storia era giunta al lietofine.
    Mattia era così felice chequasi non riusciva a parlare. Il poter riavere Giada fra le sue braccia,poterla baciare e sentirla vicino gli dava un'emozione così grande che quasi loparalizzava. Neanche nel più pazzo dei suoi sogni avrebbe potuto immaginare unacosa del genere e non riusciva a contenere in sé tutta la gioia. Vedeva l'avveniresotto una nuova luce: non avrebbe più lasciato la sua Giada e se il lavoro loavesse obbligato ad andar lontano, lei sarebbe andata con lui. Teneramenteallacciati, si avviarono verso la camera da letto e chiusero la porta lasciandofuori il mondo.
    Dopo latelefonata di Giada, Désirée era veramente contenta perché l'amica era per leila figlia che non aveva avuto e avrebbe voluto avere, così retta, forte edaltrettanto dolce, pulita dentro e generosa. Aveva finalmente raggiunto iltraguardo che sarebbe divenuto il punto di partenza.
    Mentre si avvicinava allasua inseparabile macchina da scrivere pensò che la storia di Giada e Mattiapoteva essere la trama di un suo prossimo romanzo perché c'erano tutti gliingredienti necessari per piacere al lettore e dove la dose più importante eral'amore con l'A maiuscola.

Spesso la realtàdella vita è decisamente superiore alla fantasia di qualsiasi scrittore.


F I N E

"e... arriva l'aurora" (46)


46)
    Geo ebbe l'impulso diandare a cercare Giada e salì al primo piano. Sentì strani rumori proveniredalla camera della ragazza e senza indugio spalancò la porta.  Nello stesso istante Giada, radunandole forze ingigantite dall'ira, sferrava una gran ginocchiata nei genitalidell'uomo che mollava la preda e si chinava su se stesso urlando. Non ci volevamolta immaginazione per capire quanto fosse successo. Sul viso di Giada sembravafosse stata spalmata una pennellata di vernice bianca. Si gettò nelle bracciadi Geo e scoppiò in un pianto nervoso.
    L'altro ancora piegato edolorante continuava a lamentarsi ed imprecare con parole volgari contro Giadae Geo. Questi prese Giada, la fece sdraiare sul letto, prese con violenza perun braccio Dodo e, tenendolo ben stretto, scese al piano di sotto. Per primacosa chiamò Sisa e la pregò di raggiungere l'amica che dall'espressione di luicapì che era successo qualcosa di grave.
    Geo, sempre tenendo ilbellimbusto per il braccio, si avvicinò alla cugina e con voce tagliente:
    " Ora ti prendi questodebosciato ed incosciente e lo porti il più lontano possibile da qui e, ti dicofin d'ora, che se continuerai a frequentarlo cancella me e la mia famigliadalla tua vita."
    Sonia sbalordita:
    " Ma Geo che ésuccesso?" e guardava interrogativamente i due uomini.
    " Chiedilo alui." proseguì duramente Geo " E se non vuoi che gli rompa il suo bel'faccino' andate via immediatamente."
    Dopo pochi minuti Sonia e Dodo erano già in auto e Geo risalìin camera di Giada. Si era un po' calmata ma era ancora pallidissima.
    " Grazie Geo, seiarrivato al momento giusto."
    " Giada ti chiedoscusa, mi sento responsabile che tu abbia dovuto subire un tale affronto incasa mia. Sapevo che era un imbecille ma non credevo che arrivasse a tanto.Scusami!"
    " Ma tu non hainessuna colpa." replicò Giada " Purtroppo la madre dei cretini ésempre incinta. Ora sto meglio. Non preoccupatevi. Se ne é andato?"
    " Ho cacciato lui equella sciocca di mia cugina."
    " Poveretta."soggiunse Giada " Mi fa tanta pena: é terribile innamorarsi dell'uomosbagliato e, osservandola questa sera, lei vede solo lui e pende dalle suelabbra."
    " Mi auguro le cadanole fette di salame che ha sugli occhi e lo veda sotto la sua vera luce. Ma orabasta parlare di lui. Te la senti di scendere o preferisci restare qui?"
    " Se vuoi rimango conte." intervenne Sisa che, scioccata da quanto accaduto, non aveva più parlato.
    " No, No.Scendo." rispose Giada " Facciamo in modo che nessuno si accorga dinulla. E' stata una serata meravigliosa e mi dispiacerebbe fosse turbata per undeficiente del genere." si mise un po' di fard sul viso per attenuare ilpallore e tutti e tre scesero con l'aria più serena ed allegra possibile.
    Giada cercò di esserenaturale, continuò a chiacchierare con tutti ma non ballò più.
    I ragazzi furono mandati aletto ma ci fu un cambiamento: poiché le due bimbe non volevano lasciarsi edormire insieme, Filippo e Sandro occuparono la stanza degli ospiti mentreFrancesca, Margherita e Valentina quella a tre letti. Messe a letto le bimbeFrancesca ridiscese e notò Geo che parlava, con un'espressione seria, conGrazia e lei esprimeva un grande stupore. Nello stesso istante Sisa si avvicinòalla madre informandola dell'accaduto: nessun altro lo sapeva e non lo dovevasapere.
    Gli ospiti si divertironofino alle quattro del mattino ed al momento di accomiatarsi, espressero ancoratantissimi complimenti. Si sarebbero rivisti a Milano per stare di nuovo incompagnia alla quale si doveva senz'altro unire anche Giada e Sisa. Si eracreato un affiatamento notevole e la simpatia era stata subito reciproca.
    Quando tutti se ne furonoandati Geo raccontò bene alla madre, sorella, cognato e Francesca quanto erasuccesso e tutti rimasero allibiti. Tutti ebbero parole dolci per Giada quasiper poterla ricompensare della brutta avventura. Grazia l'abbracciò, la tennestretta e:
    " Eri l'ultima personaa cui doveva capitare una cosa simile. Scusaci se é avvenuto nella nostra casae ti prego di non volercene."
    " Ma non si può essereresponsabili per gli altri." rispose Giada " E poi per fortuna non ésuccesso nulla. Non nascondo che ho avuto una gran paura ma per fortuna tutto éfinito nel migliore dei modi."
    Geo per alleggerirel'atmosfera:
    " Io sono entrato nelmomento culminante e dovevate vedere la dolce Giada come sfoderava una mossaproibita degna di un maestro di arti marziali."
    Tutti, compresa Giada,scoppiarono a ridere.
    " E' l'unica che mi évenuta in mente." disse Giada " Se avessi avuto un'arma contundente,gli avrei rotto la testa ma non c'era nulla a portata di mano."
    Erano già le cinque quandosi ritirarono nelle proprie stanze. Giada e Sisa parlarono ancora un po' e poiil silenzio cadde sulla casa, dopo tanto frastuono.
    Verso le undici la prima ascendere in cucina fu Francesca che trovò tutta la casa pulita e sistemataperché fin dalle prime ore del mattino, la contadina con altre due donne avevamesso tutto in ordine.
    Mentre Francesca sorbiva ilcaffè uno per uno scesero gli altri e la moka andava e veniva dalla macchina agas. Sisa, prima, di scendere si era recata da Margherita raggiunta poco dopoda Roberta. Le due bimbe furono vestite e, sempre tenendosi per mano, sceseroanche loro.
    Giada aveva riposatotranquilla ed il contrattempo della sera prima sembrava abbastanza lontano. Erauna domenica fredda dal cielo terso e tutti, ben coperti, fecero unapasseggiata in giardino.
    Geo aveva prenotato unristorante a Trevi dove si gustavano ottimi tartufi.
    Rientrati in casa fecero ibagagli, chiusero tutto ed inserirono l'impianto di allarme. Grazia vollesalire in macchina con Giada e Francesca con la quale aveva particolarmentelegato. Nella macchina di Geo salirono Sisa, Margherita e Valentina enell'altra Tommy, Roberta ed i due maschi.
    A Trevi li attendeva unottimo pranzo a base di specialità umbre. Geo ebbe alla sua destra Valentina edalla sua sinistra Margherita che cinguettavano in continuazione. Fu un'altraora di allegria e divertimento.
    Risaliti in macchina infila indiana: Geo davanti, Giada in mezzo, Tommy per ultimo si avviarono versol'autostrada per Milano.
    Durante il viaggio Geochiese a Sisa di Giada e lei gli raccontò di Mattia. Sisa non avrebbe mairaccontato a nessuno la storia dell'amica ma ora fra lei e Geo si erainstaurato un rapporto particolare e sapeva di potersi benissimo fidare di lui:mai ed in nessun modo lui avrebbe fatto capire a Giada che sapeva.
    Fortunatamente nonincontrarono la nebbia che solitamente in questo periodo la fa da padrona edarrivarono a Milano nel tardo pomeriggio.
    La prima tappa fu a casa diSisa.
    " Prima dilasciarci" disse Geo a tutta la comitiva "mi é venuta un'idea. Che nedireste se per Natale ce ne andassimo tutti per qualche giorno in Umbria?"
    La proposta venne accoltacon entusiasmo da tutti e quindi con questo accordo si salutarono.

"e... arriva l'aurora" (45)


45)
    Per tutta la durata dellacena che fu eccellente ed accompagnata da un ottimo servizio, Giada si sentìaddosso gli occhi di Dodo ed il suo sguardo la infastidiva.
Notò soltanto cheil cameriere continuava a riempirgli il bicchiere di vino. Evitò sempre diguardarlo ma il fatto la metteva a disagio.
    Al dessert Geo si alzò peril tradizionale brindisi. Ringraziò parenti ed amici per essere intervenutiassicurando che altre riunioni si sarebbero susseguite; alla fine prese unamano di Giada, la fece alzare e:
    " Un grazieparticolare alla mia amica Giada che ha permesso tutto questo. La sua bravura,la sua disponibilità, la sua gentilezza sono state incommensurabili ed io lesono infinitamente grato." l'abbracciò e la baciò sulle guance.
    Vi fu un battimanigenerale. Giada diventò rossa perché non se lo aspettava e si sedette. Dallatavolata una voce gridò:
    " Discorso, discorso.Vogliamo il discorso."
    Giada si alzò e:
    " Geo come suo solitoha esagerato. Questo lavoro mi ha estremamente entusiasmata ed il meritomaggiore é di Grazia che mi ha permesso di arredare la casa. Senza tutte le suebelle cose il risultato non sarebbe stato il medesimo. Facciamo quindi unbrindisi a lei." Alzò il calice e tutti applaudirono Grazia.
    Mentre c'era tanta allegriaMargherita si alzò, si avvicinò a Geo e gli chiese:
    " Anch'io posso bere?Bevono tutti! Ti prego professore ..." e lo guardava con occhi imploranti.
    Geo si mise a ridere. Presela bimba sulle ginocchia, si fece portare un bicchiere pulito, versò qualchegoccia di spumante e glielo porse. Lei lo bevve, il naso le pizzicò e starnutì.
    " Ti é piaciuto?"le chiese Geo.
    " Non tanto."rispose la piccola con una smorfia " Io credevo fosse dolce ed invece éamaro."
    " Ma un bacio me lodai lo stesso?"
    " Certo!" e glistampò un sonoro bacio sulla guancia.
    A quel punto arrivò dicorsa Valentina:
    " Anch'io il bacio zioGeo."
    Geo la mise sull'altroginocchio e si fece dare il bacio. A quel punto tutte contente le due bimbe,tenendosi per mano, insieme ai maschietti si recarono a vedere la televisione.
    Dopo il caffè, con granvelocità, i camerieri sparecchiarono, tolsero il tavolo, portarono via le sedieed il salone riprese il suo normale aspetto. Chi si accomodò nei morbidi divanie poltrone, chi girava per la casa, chi seduto sulle sedie. Grazia e Francescasedute vicine parlavano fitto, fitto.
    Giada si era premunita diun lettore cd e vari compact disc e la musica inondò il locale.
    Tutti avevano una granvoglia di divertirsi: subito Geo invitò la mamma a ballare, Tommy invitòFrancesca e tutti gli altri li seguirono. Geo poi passò a Giada ed infine aSisa. Lui, vestito di blu colore che metteva ancor più in risalto i capellibianchissimi, era veramente affascinante e con Sisa formavano una bella coppia.
Giada e Francescasi guardarono e si capirono. Tutti invitarono Giada e lei non si perse unballo. Fu la volta del bel Dodo:
    " Finalmente possoballare con te. E' un po' che cerco d'invitarti ma ho notato che sei moltorichiesta sulla piazza e ne comprendo il motivo."
    Giada non rispose ed amalincuore ballò. Durante il lento lui la stringeva un po' troppo e le disseall'orecchio:
    " Sei una delle donnepiù sexy che abbia mai conosciuto ed il colore dei tuoi capelli mi faimpazzire. Non ti dico la mia sensazione nell'averti fra le mie braccia:
arrossiresti comesei arrossita prima ma per diverso motivo." e mentre parlava le alitavasul collo.
    L'impulso di Giada fuquello di dargli uno spintone ma si trattenne ed allontanandolo da lei:
    " Per cortesiastaccati un po' perché così non riesco a respirare."
    " E tidispiace..?" continuò lui in modo viscido.
    Lei, con voce dura,guardandolo dritto negli occhi:
    " Molto! E non mi vaper niente!" si staccò e lo lasciò in piedi, solo, in mezzo alla stanza.
    Per il resto della serataquando lo vedeva avvicinarsi, svicolava. Era molto stanca e la testa lecominciava a dolere. Decise di salire in camera per prendere un analgesico.
    Stava estraendo lacompressa dal flaconcino quando sentì dei passi avvicinarsi alla stanza e,dalla porta aperta, entrare Dodo. Questi chiuse la porta, cercò la chiave chefortunatamente non c'era perché le chiavi non erano state ancora consegnate.
    " Che vuoi? Che ci faiqui?" gli chiese Giada cercando di raggiungere la porta.
    " Voglio te! Non l'haiancora capito?"
    " Ma io non vogliote!" disse cercando di mantenersi calma ma con fermezza.
    " Non é possibile! Ledonne impazziscono per me. Chissà quante volte ti sei fatta il canutocervellone. Siete stati insieme tanto tempo ed un tipo passionale come te, noné certo stata con le mani in mano."
    Era lampante che fosseubriaco e le si stava sempre più avvicinando. Giada si guardò intorno percercare qualche oggetto che le potesse servire da difesa ma non c'era nulla cherispondesse alle sue necessità. Era arrabbiatissima ma anche terrorizzata.Molte volte aveva pensato come si sarebbe comportata in un caso del genere mauna cosa é pensarlo e tutto ti sembra facilmente risolvibile, un conto étrovarcisi dentro. L'uomo continuò:
    " Vedrai che poi miringrazierai perché io ti farò arrivare alle stelle per il piacere che proveraied il paragone con il mio quasi cugino svanirà. Lui avrà tanto cervello ma ioho tanto d'altro." ed era a pochi centimetri da lei.
    " Fermatiimmediatamente altrimenti mi metto ad urlare come una forsennata e tu saraibuttato fuori da questa casa."
    " Urla pure, bellarossa. Con il baccano che fanno di sotto nessuno ti sentirà, non hai via discampo."
    Giada in quei pochi secondisi pentì di non aver mai preso lezioni di karatè ma una cosa sapeva benissimo:quale poteva essere il punto debole dell'uomo che stava per violentarla.
    Al piano terra, Geo avevavisto Giada allontanarsi e poco dopo sparire anche Dodo. Non aveva mai potutosoffrire quell'uomo perché ne conosceva bene la razza. La madre l'aveva pregatod'invitare Sonia perché la nipote le faceva una gran pena; le era affezionata esoffriva nel vederla plagiata da un elemento del genere.

23° Capitolo "e... arriva l'aurora" (44)


23


44)  
   Alle diciassette e trenta tuttoera pronto: le luci erano tutte accese e la legna scoppiettava nel caminoquando arrivò l'auto di Geo sulla quale avevano viaggiato anche Grazia,Francesca, Sisa e Margherita. In quella di Tommy, Roberta e i tre figli.
    Entrarono e rimasero tuttisenza fiato: il colpo d'occhio era eccezionale. Si era sempre parlato di unacasa di campagna e nessuno si aspettava tanto.
    Il primo a parlare fu Geoche rivolgendosi a Giada ed abbracciandola:
    " Il risultato ésenz'altro superiore alle aspettative. E' fantastico! Non mi sembra neppure piùla stessa casa." ed era visibilmente colpito.
    Giada fu subissata daicomplimenti di tutti che erano entusiasti. Non aveva mai conosciuti Roberta eTommy ma li trovò subito semplici e simpatici.
    Roberta era il contrariodel fratello: piccola, magra, mora con una frangetta, occhi chiari ridenti.Tommy, il marito, alto, occhi neri, castano chiaro tipo bonaccione. I duemaschietti, Filippo e Sandro, la copia del padre, mentre Valentina assomigliavaalla mamma: capelli neri ed occhi chiarissimi, vivacissima e socievole.
    Saliti al piano superioreGiada, fece da Cicerone e li condusse in ogni stanza. Anche qui espressioni disorpresa, ammirazione ed una infinità di complimenti.
    Geo, eccitatissimo efelice, sembrava un ragazzino.
    Poiché per le venti eraprevisto l'arrivo degli altri ospiti che prima sarebbero andati in albergo,precedentemente prenotato da Giada, per cambiarsi, decisero di ritirarsi nelleproprie camere per prepararsi.
    Giada e Sisa occuparono lastanza con le testate in ferro battuto. Sisa raccontò all'amica del viaggio conla signora Grazia che era stata con lei decisamente carina. Poi rivolgendosi aGiada:
    " Ti conosco così beneche nulla di te mi può stupire ma ti devo dire che questa casa é un capolavoro.Hai saputo dividerla in maniera intelligente ed hai collocato i mobiliperfettamente da far credere che fossero stati acquistati appositamente perquel posto. Non parliamo poi dei bagni che sono splendidi con i tuoi famosiaccoppiamenti e contrasti di colore. Ho visto tante case arredate oristrutturate da architetti ma ad opera finita mi sembrava sempre di vederequegli ambienti che vengono fotografati nelle apposite riviste: belli e freddi.Il tuo grande pregio é di creare case così calde, così accoglienti da dove nonusciresti più."
    " E' finita lasviolinata?" chiese sorridendo Giada.
    " Lo sai che é vero equello che dico lo pensano tutti."
    " Ora smettiamo dichiacchierare e prepariamoci e ti prego Sisa di essere ammaliante. Che ti seiportata?"
    " Ho fatto unapazzia." rispose Sisa " Mi sono comperata un abito lungo diseta." lo tolse dalla valigia e " Dimmi sinceramente se tipiace."
    Giada lo osservò e:
    " E' bellissimo equesto é il tuo colore. Brava Sisa, qualche pazzia ogni tanto énecessaria."
    L'abito era azzurro, moltosemplice ma di gran classe ed era di una tonalità più scura degli occhi diSisa. I capelli biondi di media lunghezza le incorniciavano il viso e quando fupronta era veramente bella.
    Giada indossò una camiciadi raso di seta blu notte di taglio maschile con una lunga gonna diritta conbaschina alla vita dello stesso tessuto. Si puntò i capelli sulle tempie e lasplendida chioma inanellata le scendeva oltre le spalle. Unico gioiello trefili di perle con chiusura di brillanti che era appartenuta alla sua mamma.
    Sisa la guardò e:
    " Giada, seimagnifica! Questo completo é bellissimo e non ti dico quanto ti stia bene.Attenzione che questa sera qualcuno ti potrebbe fare delle avances perché seimolto più bella delle indossatrici che sfilano in passerella."
    " Ma dai Sisa."rise Giada " Non esagerare." e mentre stavano parlando qualcuno bussòalla porta e la voce di Geo:
    " Le signore sonopronte?"
    Sisa aprì la porta e luiammirandole:
    " Sarebbe bendifficile scegliere fra voi due perché siete entrambe affascinanti."
    " Io ti consiglio labionda." puntualizzò Giada " Perché le rosse sono moltocapricciose."
      " Selo dici tu ..." rise Geo " Ti devo credere sulla parola."
    Mentre Giada e Geoscendevano Sisa si recò in camera della mamma per vedere se tutto procedevabene. Francesca indossava un abito lungo di velluto verde scuro e Margheritauna abitino di flanella a fiorellini arricciato in vita: con i riccioli biondie gli occhioni celesti sembrava una bambola.
    Uscendo dalla stanza, nelcorridoio, incontrarono Grazia, alquanto chic, in gonna lunga di raso grigio ecamicia di chiffon dello stesso colore.
    Al piano di sotto gliinvitati cominciarono ad arrivare e Geo, felice, si premurava di presentareagli amici Giada. Erano otto coppie di amici con relative mogli, fidanzate ocompagne. Arrivarono poi il fratello e la sorella di Tommy con i relativiconiugi. Infine giunse una coppia che colpì sia Giada che Sisa: lui alto,atletico, bello; lei piccola, grassottella, bruttina. Era la cugina di Geo,Sonia, con il fidanzato Adelmo, detto Dodo. Il contrasto fra i due era notevoleed a Giada non sfuggì l'espressione di Geo quando lo salutò. Ne dedusse che nongli piaceva per niente.
    Furono serviti gliaperitivi e nel salone vi era gran chiacchierio. Tutti elogiavano l'opera diGiada e si complimentavano con Geo che sprizzava felicità da tutti i pori. Leiparlò con tutti, rispose a tutti e li trovò simpatici: eleganti gli uomini etutte le donne in lungo.
    Ad un certo punto ilfidanzato di Sonia, che mentalmente Giada aveva soprannominato il bellone, lesi avvicinò e:                                        
    " Mi sembra di avercapito che ti chiami Giada."
    " Infatti." ementre rispondeva pensava, questo tipo non mi piace, ha qualcosa che midisturba.
    " Sei bella come iltuo nome." continuò lui con fare melato.
    " Grazie, moltogentile. Permetti che mi allontani e vada in cucina a visionare?" E siallontanò.
    Poco dopo fu servita lacena e tutti si accomodarono ai loro posti perché Giada aveva disegnato deisegnaposti con dei cartoncini.
    La lunga tavolata eraimponente: apparecchiata con un'unica lunghissima tovaglia azzurra di fiandra,vasellame bianco, posate d'argento e doppi bicchieri di cristallo a calice. Nelcentro un ricchissimo ikebana che quando i commensali si sedettero vennespostato. Davanti ad ogni signora Giada aveva posato un piccolo bouquet diroselline francesi rosa intenso legate con nastrini di raso bianco.
    Grazia chiese a Giada seavesse la sua Polaroid ed avutane risposta positiva, la pregò di fotografare latavola perché era troppo bella. L'ikebana fu rimesso al suo posto, i commensalisi alzarono e Giada scattò alcune foto. Quando gli ospiti si furono riseduti nescattò molte altre.
    Geo sedeva a capotavola,alla sua sinistra Grazia, alla sua destra Giada. Margherita e Valentina cheavevano subito fatto amicizia vollero sedersi vicine ed ai loro lati si miseroSisa e Roberta. Davanti a Giada, un po' spostato sulla destra capitò il belDodo con al suo fianco Sonia che sembrava un uccellino sparuto, lo guardava conocchi adoranti e non parlava. Senza farsi accorgere Giada chiese a Geo comestavano le cose perché la coppia era un po' anomala e lui le raccontò che lacugina, non più giovanissima, era molto ricca e lui il classico cacciatore didote. Stavano insieme da sei mesi e malgrado gli sforzi di tutti per farle apriregli occhi, lei non sentiva ragione.

22° Capitolo "e... arriva l'aurora" (43)


22


43)
    Ripresasi dallo spaventoper la tragedia che aveva sfiorato Mattia, Giada si dedicò alla completasistemazione della casa di Geo ed alla sua inaugurazione.   
    Si fece consegnare da Geola lista degli invitati che erano trentatré.
    Per la cena, l'amicocostruttore sempre gentile e disponibile, le aveva dato l'indirizzo di unaditta che organizzava cene e rinfreschi per matrimoni, ricorrenze varie, cheaveva sede a Perugia ma che, su ordinazione, si recava in tutta Italia. Oltreai cibi, la ditta pensava a tutto: forniva tavoli, tovaglie, stoviglie e tuttoil necessario. Per telefono prese accordi precisi per la sera del ventinovembre con l'intesa che qualche giorno prima si sarebbe recata personalmenteper prendere visione di quanto deciso.
    Partì per l'Umbria unasettimana prima della festa in quanto arrivavano da Milano i mobili e lei, chegià li aveva collocati sulla carta, doveva sistemarli nella casa. L'avrebberoaiutata il contadino, la moglie, la cognata e quattro operai; in teoria leidoveva solo dirigere.
    La casa era a posto,completamente ultimata perché il costruttore per terminare i lavori in tempo darecord aveva impiegato un nutrito numero di operai. Tutto era stato pulitoperfettamente e la casa splendeva nel vero senso della parola. A parte lacucina, tutto il resto della casa era completamente vuoto. Solo gli operai chestavano piazzando la copertura della piscina, che era venuta benissimo, eranoall'opera. La raggiunse l'ingegner Montini ed insieme visitarono la casa.Andarono direttamente nella torretta per poi scendere. Questo locale non avevasubìto alcuna modifica ma ora, con i vetri lucentissimi, lo spettacolo eraancor più bello. Da due giorni era in funzione il riscaldamento ed il teporeera gradevole ed uniforme. La scala a chiocciola che conduceva alla torretta el'altra al primo piano, entrambe in legno scuro, erano state rimesse a nuovo.
    Al primo piano solo ilcorridoio era rimasto uguale ed erano state ricavate sei stanze con bagnoannesso. Era stato un desiderio di Geo che, avendo molti amici, voleva esserein grado di ospitare più persone possibili. Tutto il pavimento in parquet di unlegno di un colore caldo proveniente dall'Amazzonia, era stato ben posato edaveva sostituito quelle orribili piastrelle dalle tonalità impossibili.
    Nei bagni Giada si erasbizzarrita e, ad opera ultimata, erano degni di figurare su rivistespecializzate. Lo stesso ingegner Montini le fece i complimenti per la sceltadei materiali. L'unico bagno con vasca e doccia era quello appartenente allacamera di Geo, gli altri avevano solo la doccia. Le piastrelle di questo eranodi color zucchero bruciato con sanitari ed accessori bianchi. Il grandespecchio, istallato sul doppio lavello, con cornice bianca laccata rendevaancor più spazioso l'ambiente. Tutti i bagni avevano pavimento e rivestimentosino al soffitto, uguali.
    Il bagno della stanza diGrazia era in piastrelle grigio perla alternate ad alcune dello stesso colorecon fiori stilizzati in rosa. Accessori e cornice dello specchio della stessatonalità dei fiori.
    Quello della camera diRoberta e Tommy, sorella e cognato di Geo, era in verde acqua con piastrellerettangolari che erano state montate a mattoncino. Accessori e cornice dellospecchio in blu elettrico: il contrasto era notevole.
    Il bagno dei ragazzi era inrosso geranio con accessori e cornici specchi in bianco lucido.
    I due rimanenti bagni degliospiti erano l'uno con piastrelle giallo sole con accessori e cornicedell'enorme specchio ovale in legno di una calda tonalità, l'altro conpiastrelle azzurre cielo alternate ad alcune bianche dipinte con piccolespirali dello stesso azzurro. Accessori e cornice dello specchio rotondo inbianco gesso.
    Le pareti di tutta la casaerano bianche; lisce quelle del primo piano, a buccia di arancio quelle delpiano terreno.
    In ogni stanza, esclusaquella di Geo nella quale Giada aveva ricavato uno spogliatoio, una parete eracon armadio a muro con ante in legno ma tappezzate diversamente: a fiori, adisegni vari, che avrebbero richiamato la copertura dei letti.
    Tutti gli infissi eranostati dotati di doppi vetri ed erano a tenuta perfetta. Erano state mantenutele porti esistenti in legno di olmo molto ben fatte ma dotate di nuovemaniglie.
    Avendo aperto nuovi vanifurono ordinate le medesime porte da un artigiano locale.
    Sempre chiacchierando,Giada e Montini, arrivarono al piano terra e qui di cambiamenti ne erano statifatti parecchi.
    L’esteso salone era statomovimentato, nella parte opposta al camino, con due gradini e due piccolimuretti in legno di noce dove si sarebbe creata la zona pranzo.
    Dall'attigua ex sala dabiliardo si erano ricavati tre locali: un salotto, la stanza della televisionee, con entrata indipendente, una camera con bagno di servizio. Questo bagnorivestito in piastrelle dipinte a mano con soggetti floreali dai colori vivacie sembrava un prato fiorito.
    Tutto il pavimento era incotto.
    In cucina, essendospaziosa, Giada aveva fatto alzare due muri ed aveva ricavato uno spaziosoripostiglio fornito di finestra.
    Ad opera finita Giada erasoddisfatta di quanto aveva creato, cosa strana in lei che non si riteneva maicontenta.
    Il tir arrivò alle diecidel mattino seguente. Era abbastanza carico e vi erano sei uomini perscaricarlo. Fortunatamente, pur essendo novembre inoltrato e la giornataabbastanza rigida, il cielo era sereno ed i mobili venivano scaricati sotto alportico per permettere a Giada di organizzare la distribuzione.
    Ad opera finita i mobilierano stati sistemati nei punti giusti e tutto il resto, composto da variscatoloni, ammucchiato nel salone.
    Nel reparto pranzo avevafatto mettere un fratino di noce con i sostegni a lira e sei sedie Luigi XIIIcon schienale alto rivestito in velluto giallo oro; un trumeau settecentoveneziano in legno scuro, una ribaltina dello stesso stile ma nei coloriclassici ed un carrello portavivande a tre ripiani in rovere con decorazioni inottone.
    Nell'altra parte delsalone, ai lati del camino, i due divani a cinque posti in morbidissima piumaricoperti in tessuto color turchese chiaro con quattro poltrone uguali. Inmezzo un tavolino basso, quadrato, in noce lucidato a cera.
    Contro una parete uncassettone bombato impellicciato in noce con intarsi in acero bianco.
Dall'altro latouna piccola credenza veneziana, allegro e fiorito, che sarebbe servito damobile bar.
Nella stanzaattigua un cassettone scrivania in radice di ulivo lucidato con unasedia/poltrona Luigi XV in noce intarsiato e paglia di Vienna. In un angolo untavolo rotondo in noce dell'ottocento con sei sedie in velluto verde Luigi XVIcon schienale a medaglione. Contro una parete due poltrone, stileRestaurazione, nello stesso velluto ed un carrello a ruote in legno opaco conalette pieghevoli.
    Nell'altro locale tutto eramoderno: era la stanza della televisione. Due divani a tre posti, una poltrona,sempre in morbida piuma, rivestiti in tessuto fantasia sulle tonalità del rosa,bianco e turchese. Davanti ai divani un tavolino rettangolare di legno laccatonero come pure la libreria, una lampada alogena ed in un angolo un megatelevisore su un tavolino rotondo, nero, girevole.
    Nella camera di servizio unletto matrimoniale in acero ed un armadio a parete dello stesso legno.
    La cucina già arredatavenne arricchita da una vetrinetta porta barattoli in rovere.
    Giada passò quindi al pianosuperiore.
    Nella camera di Geo feceportare il letto matrimoniale in stile coloniale americano, due mobilettisettecenteschi come tavolini da notte completati da due lampade paralume inseta e velluto. La copertura del letto in tessuto a fiori in colori tenuiravvivava la stanza.
    In quella di Grazia lettomatrimoniale con testata e trumeau azzurri del settecento veneziano condecorazioni policrome, due sedie Napoleone III in velluto rosa della stessatonalità del copriletto e due tavolini in radica di rosa.
    In camera di Roberta eTommy un letto matrimoniale con testata in noce a colonnine ed ai lati duepiccoli cassettoni laccati settecento veneziano. In fondo al letto uncassettone francese in radica di rosa con ai lati due sedie stile impero. Lacopertura del letto in tinta unita beige a piccoli disegni.
    Per la camera dei ragazzifurono acquistati tre letti bianchi con copriletti a disegni bianchi e rossiraffiguranti giochi. Un cassettone pure bianco con maniglie rosse.
    Rimanevano le due stanzedegli ospiti: nella prima due letti stile impero e due comodini dello stessostile come pure un cassettone in legno di ulivo appoggiato alla parete. Lecoperture in giallo oro. Nella seconda due letti con testate in ferro battutodal disegno leggero in rosso scuro, due comodini in noce e coperture in colorchampagne.
    Rimaneva la torretta. Nellocale, secondo Giada il più bello di tutta la casa, fece portare una scrivaniain legno di ulivo con intarsi a losanghe in legno di rosa Luigi XV, unapoltroncina in stile Restaurazione in velluto beige ed una grande poltrona inpelle chiara con annesso poggia piedi. Poiché era rimasta una piccola scrivaniaa ribaltina a dorso d'asino Luigi XV, fece portare anche quella.
    Tutti i mobili di Graziaavevano trovato la loro giusta collocazione ed a Giada sembrava che il tuttofosse armonico.
    Si erano fatte le venti eGiada accomiatò tutti. Li attendeva per la mattina seguente perché questo era stato solo l'antipasto.
    Il giorno dopo sarebbevenuto pure il tappezziere che avrebbe montato i tendaggi: tutti di colorebianco ma di tessuti diversi. La ditta che avrebbe istallato l'impianto diantifurto collegato con una compagnia di sorveglianza sarebbe arrivata nelpomeriggio.
    Salita in macchina perrecarsi in albergo si accorse di essere stanchissima. Era stata veramente unagiornata campale e solo ora se ne rendeva conto. Per fortuna nel suo albergoc'era anche il servizio ristorante e si fece portare in camera la cena che sigustò, sdraiata in poltrona, in vestaglia davanti al televisore acceso.
    I giorni seguenti furonoaltrettanto stancanti fra il riporre tutta la biancheria che Grazia avevainviato, appendere quadri e piatti ornamentali, sistemare i soprammobili ed iservizi di piatti e bicchieri, approntare le camere e corredare i bagni.
    L'unica cosa che non fecefu quella di far sistemare i tappeti perché pensò che avrebbero dato noianell'organizzazione del pranzo.
    Il mercoledì mattina venneil responsabile della ditta che organizzava il rinfresco. Studiò comeposizionare la zona pranzo e, d'accordo con Giada, decise di mettere un'unicatavolata nel salone. Avrebbe preparato un grande ikebana di fiori e frutta daporre nel centro e ripassò con Giada il menù. Anche su questo Geo le aveva datocarta bianca e quindi scelse con l'addetto dagli aperitivi al caffè,raccomandandogli di non farle fare brutta figura. L'uomo le disse che sarebberovenuti nella mattina del sabato per cucinare quello che non potevano preparareprima.
    Il giovedì mattina Giada sirecò da un fiorista ad Assisi, ordinò delle composizioni di fiori da sistemaresui tavoli ed affittò delle piante ornamentali che avrebbe messo in ognilocale.
    Il venerdì sera tutto erapronto ed in ordine e la casa era semplicemente splendida. Le luci alogene cheGiada aveva fatto porre nei punti strategici, che potevano essere tenui ofortissime, illuminavano ogni punto delle stanze al piano terra e non vi eraalcun lampadario perché a Geo non piacevano.
   Il sabato mattina arrivarono lepiante ed i fiori che furono subito sistemati ai loro posti e poi con uncamioncino arrivò la ditta del rinfresco con tre uomini: un cuoco e dueaiutanti. La informarono che per l'ora di cena li avrebbero raggiunti quattrocamerieri per il servizio a tavola.
    Verso le undici Giada andòin albergo si fece una doccia, si lavò i capelli, pranzò e si riposò per unpaio d'ore. Per le sedici ritornò alla casa in attesa di Geo e dei suoi ospiti.

giovedì 14 febbraio 2013

21° Capitolo "e... arriva l'aurora" (42)


21


42)
    Una mattina di fine ottobreGiada, seduta in cucina, si stava gustando una tazza di caffè. Era svegliadall'alba e si sentiva particolarmente agitata. Non vi era alcun motivo peressere così nervosa ma quella mattina c'era in lei un'ansia inspiegabile.
    Accese la radio perascoltare il giornale delle sette e, poiché come al solito le notizie eranopoco gradevoli, si alzò per spegnerla quando all'improvviso restò con la tazzaa mezz'aria perché fu colpita da una notizia. La voce del giornalista diceva:
    " Nuovo raid deiribelli in Africa. Due giorni fa nello Zimbabwe alcuni guerriglieri hanno fattoirruzione in una Missione italiana ed ora tengono in ostaggio una dozzina dipersone. Fra queste due ricercatori italiani: Mattia Bonini di Milano e..."
    Le parole non giungevanopiù alle sue orecchie perché una cappa era caduta su di lei. Mattia in ostaggiodei ribelli africani? Allora era andato in Africa! Da come si leggeva in quelperiodo sui giornali aveva ben poche possibilità di salvarsi. I ribelliammazzavano con grande facilità altri uomini come fossero moscerini. Se Mattiaera andato in Africa era senz'altro colpa sua e se fosse morto lei ne sarebbestata la sola responsabile.
    Seduta, inebetita, con ilcaffè ormai ghiacciato davanti, incapace di muoversi o di far qualsiasi cosa,riviveva tutti i momenti felici passati con lui. Fu distratta dai suoi pensieridal trillo insistente del telefono. Alzò il ricevitore senza rispondere.
    " Pronto Giada? Cisei?" era la voce di Filiberto che chiamava dallo studio.
    " Sì." riuscì adire a malapena.
    " Giada, stai male?Sono le dieci e siamo preoccupati. Non ti sei fatta viva ed abbiamo pensato cheti fosse successo qualche cosa."
    Con una voce cavernosarispose:
    " Infatti, ho appresola notizia che un mio amico fraterno é in ostaggio dei ribelli africani e sonodistrutta. Gli voglio un gran bene e per me sarebbe terribile se gli succedessequalcosa."
    " Vuoi che venga date?" chiese Filiberto.
    " No, grazie. Ora mivesto e vi raggiungo."
    " Ma se non te lasenti resta a casa, verrai domani."
    " No, se resto in casaé peggio. Ora vengo."
    Come un automa si vestì,uscì, prese la metropolitana ed arrivò in ufficio. Ai colleghi sembrò di vederarrivare uno spettro; nel pallore del viso gli occhi sembravano ancor piùgrandi e senza espressione. Si sedette al suo tavolo e raccontò quanto avevaappreso dal giornale radio.
    " Come puoi avere suenotizie?" domandò Carlo.
    " Non lo so, nonriesco a pensare." rispose flebilmente.
    " Sai per chilavora?"
    " Per una dittatedesca."
    " Di qualecittà?"
    " Ha la sede aComo."
      " Come sichiama questa ditta?"
    " Non riesco aricordarmelo."
    " Ditta di checosa?"
      " Diricerche."
    Subito i suoi colleghi sidiedero da fare con le pagine gialle e riuscirono a rintracciare il numerotelefonico della ditta. Filiberto chiamò e chiese notizie di Mattiadichiarandosi un suo amico. Gli passarono il direttore che informò Filibertoche pochi minuti prima avevano ricevuto un fax dall'ambasciata italiana diHarare che durante la notte gli ostaggi erano stati liberati e tutti eranoincolumi. Attendevano notizie dirette dal dottor Bonini ma il fax assicuravache, pur provati, stavano tutti bene.
    Deposto il ricevitoreFiliberto prendendo il viso di Giada fra le sue mani:
    " Allegra bambina! Iltuo amico é sano e salvo e stanno aspettando una sua telefonata. Li hannoliberati nella notte e godono tutti ottima salute."
    A quel punto Giada scoppiòin un pianto liberatore che lasciò allibiti i colleghi che in tanti anni nonl'avevano mai vista piangere. A turno l'abbracciarono perché le volevanoveramente bene e quando si fu sfogata Gigi disse:
    " Sono le tredici.Andiamo tutti al self-service che offro io. Giada vai a lavarti il viso,pizzicottatelo un po' perché io con le candele non esco e poi andiamo."
    Con un mezzo sorriso, grataa questi amici che le dimostravano un sincero affetto, Giada si avviò verso ilbagno.
    Nel pomeriggio telefonò aSisa, le raccontò tutto ed anche l'amica fu contenta di sapere che Mattia stavabene. Conoscendo bene Giada, si sarebbe incolpata per tutta la vita di esserela causa della sua fine.
    Telefonò anche a Désirée ela ragguagliò su quanto successo.
    Il giorno dopo tutti igiornali riportavano la notizia con dovizia di particolari e tutti elogiavanoil comportamento del Bonini che con la sua astuzia e sangue freddo avevacontribuito in modo risolutivo a salvare la vita degli ostaggi.
    Numerose telefonate siintrecciarono fra Giada, Sisa e Désirée.
    Giada ritagliò parecchiarticoli dei vari quotidiani e li ripose in una cartellina. Qualcuno lo spedì aDésirée che, ricevendoli, le telefonò e le disse:
    " Le impressioni cheti ho espresse su Mattia corrispondono alla realtà. Pensaci!"