giovedì 14 febbraio 2013

21° Capitolo "e... arriva l'aurora" (42)


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42)
    Una mattina di fine ottobreGiada, seduta in cucina, si stava gustando una tazza di caffè. Era svegliadall'alba e si sentiva particolarmente agitata. Non vi era alcun motivo peressere così nervosa ma quella mattina c'era in lei un'ansia inspiegabile.
    Accese la radio perascoltare il giornale delle sette e, poiché come al solito le notizie eranopoco gradevoli, si alzò per spegnerla quando all'improvviso restò con la tazzaa mezz'aria perché fu colpita da una notizia. La voce del giornalista diceva:
    " Nuovo raid deiribelli in Africa. Due giorni fa nello Zimbabwe alcuni guerriglieri hanno fattoirruzione in una Missione italiana ed ora tengono in ostaggio una dozzina dipersone. Fra queste due ricercatori italiani: Mattia Bonini di Milano e..."
    Le parole non giungevanopiù alle sue orecchie perché una cappa era caduta su di lei. Mattia in ostaggiodei ribelli africani? Allora era andato in Africa! Da come si leggeva in quelperiodo sui giornali aveva ben poche possibilità di salvarsi. I ribelliammazzavano con grande facilità altri uomini come fossero moscerini. Se Mattiaera andato in Africa era senz'altro colpa sua e se fosse morto lei ne sarebbestata la sola responsabile.
    Seduta, inebetita, con ilcaffè ormai ghiacciato davanti, incapace di muoversi o di far qualsiasi cosa,riviveva tutti i momenti felici passati con lui. Fu distratta dai suoi pensieridal trillo insistente del telefono. Alzò il ricevitore senza rispondere.
    " Pronto Giada? Cisei?" era la voce di Filiberto che chiamava dallo studio.
    " Sì." riuscì adire a malapena.
    " Giada, stai male?Sono le dieci e siamo preoccupati. Non ti sei fatta viva ed abbiamo pensato cheti fosse successo qualche cosa."
    Con una voce cavernosarispose:
    " Infatti, ho appresola notizia che un mio amico fraterno é in ostaggio dei ribelli africani e sonodistrutta. Gli voglio un gran bene e per me sarebbe terribile se gli succedessequalcosa."
    " Vuoi che venga date?" chiese Filiberto.
    " No, grazie. Ora mivesto e vi raggiungo."
    " Ma se non te lasenti resta a casa, verrai domani."
    " No, se resto in casaé peggio. Ora vengo."
    Come un automa si vestì,uscì, prese la metropolitana ed arrivò in ufficio. Ai colleghi sembrò di vederarrivare uno spettro; nel pallore del viso gli occhi sembravano ancor piùgrandi e senza espressione. Si sedette al suo tavolo e raccontò quanto avevaappreso dal giornale radio.
    " Come puoi avere suenotizie?" domandò Carlo.
    " Non lo so, nonriesco a pensare." rispose flebilmente.
    " Sai per chilavora?"
    " Per una dittatedesca."
    " Di qualecittà?"
    " Ha la sede aComo."
      " Come sichiama questa ditta?"
    " Non riesco aricordarmelo."
    " Ditta di checosa?"
      " Diricerche."
    Subito i suoi colleghi sidiedero da fare con le pagine gialle e riuscirono a rintracciare il numerotelefonico della ditta. Filiberto chiamò e chiese notizie di Mattiadichiarandosi un suo amico. Gli passarono il direttore che informò Filibertoche pochi minuti prima avevano ricevuto un fax dall'ambasciata italiana diHarare che durante la notte gli ostaggi erano stati liberati e tutti eranoincolumi. Attendevano notizie dirette dal dottor Bonini ma il fax assicuravache, pur provati, stavano tutti bene.
    Deposto il ricevitoreFiliberto prendendo il viso di Giada fra le sue mani:
    " Allegra bambina! Iltuo amico é sano e salvo e stanno aspettando una sua telefonata. Li hannoliberati nella notte e godono tutti ottima salute."
    A quel punto Giada scoppiòin un pianto liberatore che lasciò allibiti i colleghi che in tanti anni nonl'avevano mai vista piangere. A turno l'abbracciarono perché le volevanoveramente bene e quando si fu sfogata Gigi disse:
    " Sono le tredici.Andiamo tutti al self-service che offro io. Giada vai a lavarti il viso,pizzicottatelo un po' perché io con le candele non esco e poi andiamo."
    Con un mezzo sorriso, grataa questi amici che le dimostravano un sincero affetto, Giada si avviò verso ilbagno.
    Nel pomeriggio telefonò aSisa, le raccontò tutto ed anche l'amica fu contenta di sapere che Mattia stavabene. Conoscendo bene Giada, si sarebbe incolpata per tutta la vita di esserela causa della sua fine.
    Telefonò anche a Désirée ela ragguagliò su quanto successo.
    Il giorno dopo tutti igiornali riportavano la notizia con dovizia di particolari e tutti elogiavanoil comportamento del Bonini che con la sua astuzia e sangue freddo avevacontribuito in modo risolutivo a salvare la vita degli ostaggi.
    Numerose telefonate siintrecciarono fra Giada, Sisa e Désirée.
    Giada ritagliò parecchiarticoli dei vari quotidiani e li ripose in una cartellina. Qualcuno lo spedì aDésirée che, ricevendoli, le telefonò e le disse:
    " Le impressioni cheti ho espresse su Mattia corrispondono alla realtà. Pensaci!"

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