sabato 2 febbraio 2013

"e... arriva l'aurora" (32)


32)
    A Parigi ilclima era perfetto e Désirée la stava aspettando. Si abbracciarono, felici dirivedersi e di poter stare in compagnia.
    Giada descrisseminuziosamente il suo incontro con Luisa (nome che dalla famosa serata nonaveva più dimenticato) riuscendo persino a descrivere come era vestita.
    Come di suaabitudine Désirée non l'interrompeva mai e non perdeva neppure una virgola delracconto dell'amica che, dalla foga con cui parlava, si era arrossata in viso.
    " Le miepercezioni erano esatte! Quell'uomo ti aveva, seppur con ritardo, detto laverità e sono convinta che quanto asserisce la moglie, circa l'amore per te,corrisponda a verità. Ma tu dimmi le tue impressioni e che cosa haideciso."
    " Deciso?Proprio niente!"
    " Ecco lagrinta della 'mia rossa' che viene a galla e non potrebbe essere diversamente.Tu, ormai, mi conosci assai bene e sai che per nessun motivo al mondo ti dareiconsigli. Ti ho ascoltato, ti ho studiato mentre raccontavi ed ancora una voltaho capito che tu ami tuttora Mattia dal più profondo del tuo essere, so però,altrettanto bene, che devi seguire solo quello che ti suggerisce il cuore. Pertutto il periodo che ti tratterrai qui non parleremo più di Mattia, a meno che,non lo voglia tu."
    Trascorserogiorni allegri, sempre a zonzo nei punti più sconosciuti ed interessanti dellacittà che solo un parigino può conoscere.
    Un giorno,ritornate a Montmartre, un pittore chiese a Giada di farle un ritratto perché,disse, gli sarebbe piaciuto mettere su tela la sua bellezza ed i suoi colori.
    Giadarivolgendosi a Désirée:
    " Non saràche tutte le volte che vengo qui mi si debba fare il ritratto?"
    Il pittoreintervenne:
    " Non sochi le abbia già fatto il ritratto ma sappia che io sono il più bravo di tuttied i miei ritratti sono inimitabili!" e così dicendo la guardava con unsorriso ironico.
    Giada accettòla sfida sotto gli occhi divertiti di Désirée e si sedette davanti a lui.
    Dopo circaun'ora il ritratto ad olio era finito e Giada rimase esterrefatta e pensò: 'maio non sono così bella?' e mentre lo pensava, Désirée rivolgendosi al pittore:
    " Bravo!E' somigliantissima. Complimenti perché é riuscito a cogliere la luce dei suoiocchi. Aveva ragione. Lei é veramente il più bravo!"
Portarono il quadro a casa e Désirée lo depose su un tavolino del salottoe, ammirandolo, disse all'amica:
" Tu forse non te ne accorgi ma nei tuoi occhi c'è una luce nuovache non avevo mai visto prima."
    Decisero ungiorno di andare con l'auto a Le Mont-Saint-Michel, sulla costa atlantica. Partironoda Parigi che il tempo era variabile ma, via via che si avvicinavanoall'Oceano, peggiorava sempre più. Arrivati al lembo sabbioso che unisce ilborgo alla terraferma, grossi nuvoloni non promettevano nulla di buono.Attraverso il borgo medievale salirono all'antica Abbazia nel suo punto piùalto che domina l'Atlantico. Guardando fuori dalle finestrelle lo spettacoloera quasi pauroso. Il mare era tumultuoso con enormi onde, il cielo era nero edera percorso da lampi bianchissimi. Il fragore delle onde saliva fino a loro materrificante era il verso dei numerosi e giganteschi gabbiani che volavanointorno. Giada ebbe un brivido ma continuò, immobile, ad ammirare lo spettacoloe si ricordò di quello che aveva studiato sull'Apocalisse: quello che stavavedendo poteva benissimo rappresentarla.
    C'erapochissima gente a causa del tempo. Désirée, vicino a lei, prendendolasottobraccio le disse:
    " Vedo chelo spettacolo ti colpisce e ti impressiona ma, se ci pensi bene, é una sempliceespressione della vita. Oggi sembra la fine del mondo dove sembra non vi possaessere rimedio, domani, magari, sarà una giornata con un sole splendido, uncielo azzurro e le acque calme. Così siamo noi. C'è il giorno terribile in cuisei convinta che la vita non ti può più offrire nulla ed il giorno dopo avvienequalcosa che ti fa dimenticare il giorno precedente, ti ridà voglia di vivere evedi rosa innanzi a te."
    Giada non dissenulla ma comprese perfettamente quello che Désirée intendeva dirle.
    Un pomeriggioappena pranzato, sedute nell'allegro soggiorno che spaziava sui giardini DesTuileries, sorbendo un buon caffè all'italiana, Giada chiese all'amica:
    " Quando scrivipreferibilmente i tuoi romanzi?"
    " Nonesiste un momento preciso. Scrivo quando quello che sento devoobbligatoriamente esternarlo e per me la penna é la mia valvola di sicurezza.Tu non ci crederai ma io, prima d'iniziare a scrivere, avevo un carattere moltoimpulsivo ed agivo sempre senza riflettere; molte volte questo mio modo di comportarmimi ha creato disagio. Poi, per caso, ho iniziato a mettere su carta quello chesentivo dentro di me od osservavo intorno a me. Il poter trasmettere agli altritutto questo mi permetteva di sfogarmi e, a poco a poco, la mia personalità hasubìto un mutamento. Oggi se qualcuno mi disturba, mi offende o mi reca dolore,corro a scrivere e lì, sul foglio, mi sfogo."
    " I tuoipersonaggi come li crei? Li inventi o li attingi da chi ti sta intorno?"
    " Ipersonaggi sono sempre creati ma ognuno di loro é una parte di qualcuno di noi.Io non ho mai scritto cose autobiografiche ma qualcosa di me la trovi nei mieipersonaggi. Io amo il bello, la natura, amo la gente e quindi non potrò mai neimiei romanzi essere pessimista o tragica. Non ne sarei capace. Sono certa peresempio che in uno dei miei prossimi libri, nel personaggio femminile che saràla protagonista, ci saranno molti lati del tuo carattere, della tua personalitàperché la tua positività mi ha sempre colpito."
    " E che finale darestialla mia storia?"
    Désirée guardò l'amica, lafissò per alcuni secondi, quindi sorridendo:
    " Vuoi la mia versioneo quella che tu vorresti fosse?"
    " Semplicemente latua!"
    " Allorascriverei: 'la giovane donna che era ancora perdutamente innamorata anche se ilsuo uomo l'aveva delusa, era terribilmente combattuta. I suoi sentimenti laspingevano a correre da lui dimenticando la cocente delusione subita ericordando solo tutto l'amore che c'era stato fra di loro ma il suo orgoglio edil suo forte carattere che non era mai sceso a compromessi non glielopermettevano. Finalmente un giorno un forte vento fece cadere dalla bilancia ilpiatto dell'orgoglio ed allora il piatto del sentimento ebbe il sopravvento ela dolce fanciulla cercò il suo amato e vissero felici e contenti per molti emolti anni...' ."
    " Comefavola non é male. Peccato che la vita non é una favola."
    " Haiperfettamente ragione ma la vita ce la creiamo noi ed una piccola spinta, sevogliamo, possiamo anche darla."
    Giada guardò seriamenteDésirée ma non rispose.
    Terminato ilrilassante e piacevole soggiorno parigino tornarono tutte e due a Milano.
    La sera primache Désirée tornasse in Francia, le due amiche erano a cena in un ristorante invia Senato. Era una bella sera di settembre e Milano, dopo le vacanze, si eraripopolata. Nel locale entrarono due uomini ed una donna che conoscevanoDésirée: erano il capo redattore, il suo assistente e l'addetta alle pubblicherelazioni della casa editrice che pubblicava il suo libro. Désirée presentòloro Giada e li invitò al loro tavolo. Il caporedattore, un affascinante uomodi circa quarant'anni, non staccò per un attimo gli occhi da Giada al punto didarle noia. Volle sapere chi era, quale fosse la sua professione ed apprendendoche era architetto le disse che avrebbe avuto bisogno di una sua consulenza peralcuni lavori da eseguire nella sua villa di Cortina. Giada aveva subito notatala fede all'anulare sinistro e già si era messa in guardia.
    " Midispiace molto dottore ma in questo periodo sono presissima e non possoassolutamente assumere altri impegni. Se però le interessa ho dei validissimicolleghi che potranno esserle utili."
    " Ma nullaci impedirà di prendere un aperitivo una sera di queste." continuò l'uomo
    " Moltovolentieri. Mi telefoni in ufficio e la prima sera che anche mio marito élibero, saremo felici di accettare il suo invito."
    Désiréeassisteva alla scena divertita: non aveva mia visto Giada 'in azione' e lesembrava, sotto le femminee sembianze, di vedere un felino pronto a colpire.
    Ilcaporedattore capì l'antifona e la serata proseguì su binari normali.
    Qualche giornodopo Désirée la chiamò appositamente da Parigi per dirle che il caporedattorecon una scusa l'aveva chiamata e con indifferenza le aveva chiesto il suonumero di telefono, che lei si era ben guardata di dare.
    Neanche a farloapposta era un periodo che tutti i cretini del mondo si erano concentrati su dilei: veniva un cliente in ufficio e tentava l'approccio, andava per strada equalcuno la seguiva con insistenza, andava a cena con amici e, guarda caso,c'era il nuovo acquisto, un avvocato pieno di sé, che si sentiva autorizzato afare la corte oppure il 'bellone' muscoloso ed abbronzatissimo che nonammetteva che una ragazza gli resistesse e quindi non demordeva.
    Lei,tranquillamente, di tutti questi bei tipi ne avrebbe fatto volentieri un fascioe buttati a mare! Possibile non capissero che non aveva nessuna voglia diaccettare le loro avances? Nel suo cuore, malgrado tutto, c'era solo e sempreMattia e non riusciva assolutamente a scordarlo. Se poi, per caso, tentava difare paragoni tra lui e gli altri il rapporto era di cento a zero. La dolcezza,la sensibilità la percettività di Mattia non l'aveva più trovata in nessunaltro ed era convinta che non sarebbe più stata in grado che amare qualcuno:quello che aveva sentito e sentiva per Mattia era un sentimento profondo edunico.

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