sabato 2 febbraio 2013

"e... arriva l'aurora" (27)


27)
    Geo era moltoattratto dalla ragazza, dalla sua intelligenza, avvenenza e dal suo modo diessere. La fiamma della candela si rifletteva nei suoi occhi che avevano ilcolore dei lapislazzuli con pagliuzze dorate e dava riflessi particolari ailunghi capelli ramati. Le efelidi sparse sul naso e sotto agli occhi lafacevano sembrare una bambina. Ebbe l'impulso di accarezzarle una mano che leiteneva posata sul tavolo ma si trattenne perché era convinto che se lo avessefatto si sarebbe giocato l'architetto: non era donna dalle mezze misure e daquel che aveva captato dai suoi discorsi non aveva un gran concetto degliuomini; probabilmente usciva da una grossa delusione. Nella sua vita, Geo,aveva conosciuto tantissime donne di vari generi ma raramente una come Giada.
    Ritornarono inalbergo e fortunatamente le strade erano quasi deserte.
    " Sarai contenta ora." Le disse Geo "Ecco l'Assisi che ti piace!"
    " E' vero!Senti che pace. Camminerei tutta notte su queste pietre."
    " Se lodesideri, io ti seguo e domattina ci troveranno addormentati sotto a qualcheportone."
    Sul retro dell'albergovi era un bel terrazzo dal quale si poteva ammirare la campagna fino a Perugia.La notte era magnifica, nel cielo colmo di stelle, la luna piena illuminavaquasi a giorno il paesaggio. Stettero silenziosi, affascinati da quello cheappariva ai loro occhi. Fu Giada a rompere il silenzio:
    " Quandovivi simili situazioni ben comprendi come in questa terra possano essere natitanti Santi. Basta restare in silenzio, guardarsi intorno, che in ognuno di noiriaffiora la parte migliore, più segreta e profonda di noi che possiamochiamare anima che diventa leggera e ti senti più buono e più vicino a Dio.Queste percezioni non le puoi sicuramente avere a Milano quando sei al volantedi un auto nell'ora di punta o in una metropolitana stracolma. In ciascuno dinoi c'è una dose di bene e di male e le sollecitazioni esterne ti aiutano asviluppare l'uno o l'altro. Ben inteso che questa é una teoria molto personalema nella quale ho sempre creduto."
    " Noto chela notte ti fa diventare filosofa ed io condivido le tue riflessioni. MoltiSanti e poeti, pur avendo in sé il seme, sono stati ben coadiuvati dal luogo incui vivevano."
    " E'tardissimo!" disse Giada guardando l'orologio " E' ora d'interromperele dissertazioni ed andare a nanna altrimenti domattina sbaglierò tutte lemisurazioni e la tua casa ne risentirà."
    " Rischioche non corro certamente" rispose Geo "ma una buona dormita farà benead entrambi."
    Prima dilasciarsi davanti alla stanza di Giada, lei gli chiese:
    " Toglimiuna curiosità, come mai il tuo portatile non si é più sentito?"
    "Semplice. Ho inserito la segreteria perché non volevo essere disturbato. Oraascolterò i messaggi e se qualcuno sarà particolarmente importante,richiamerò."
    " Aquest'ora?" lo guardò sorpresa Giada.
    "Purtroppo nel mio lavoro succede anche questo." Ammise Geo.
    " Nont’invidio! Buonanotte e grazie della distensiva serata."
    " Grazie ate. Da parecchio tempo non mi sentivo così tranquillo. Domattina per le nove vabene o é troppo presto?"
    " E' l'oragiusta. A domattina."
    Mentre sispogliava Giada pensava che da quando aveva lasciato Mattia non aveva piùparlato con un uomo se non per motivi di lavoro e doveva ammettere che Geo erastato un ottimo compagno.
    Dal canto suo Geo,prima di riascoltare eventuali messaggi, considerando la serata trascorsadovette convenire che la compagnia di lei era gradevole ed interessante.
Il giorno dopo Giada continuò nel suo lavoro e, a parte l'interruzione apranzo per il solito panino, continuò fino a metà pomeriggio. Geo un po' laseguiva, un po' usciva in giardino e per un po' parlò con il contadino cheaveva convocato. Finiti i controlli interni Giada chiese a Geo se sapevaindicarle dove si trovasse la fossa biologica. Lui non lo sapeva ma ilcontadino sì. Uscirono tutti e tre in giardino e, dopo aver trovato la fossa,Giada espresse il desiderio di visitare la tenuta. Il contadino se ne andò eloro due si addentrarono verso l'interno.
    Il giardino,che si poteva benissimo chiamare parco, era ben tenuto ed i vialetti eranofiancheggiati da rigogliose siepi d’alloro e martelletto che, tagliate dritte,formavano dei muretti. Piante di tutti i generi e grandezze: dalle robinie agliulivi, dalle betulle ai salici, dai pini marittimi ai cipressi dorati. Giadaera incantata ed esternava a Geo il suo entusiasmo. Camminarono per circaun'ora e non riuscirono a visitare tutto. Avvicinandosi alla casa si trovavanole piante fiorite: dai rosai con rose di tutte le tonalità alle dalie, dai gladiolialle passiflore, dai gigli ad una moltitudine di gerani, dalle ortensie aglioleandri.
     Giadaamava i fiori e per ognuno di loro aveva un'espressione gioiosa. Geo laguardava divertito e ad un certo punto esclamò:
    " Misembri mia madre!"
    Giada si fermò eguardandolo:
    " Non mi hai maiparlato di lei."
    " Te neparlo ora perché tu me l'hai ricordata. Mia mamma vive per le cose belleinclusi i fiori e quando li vede esprime il tuo stesso entusiasmo, tanto dasembrare una bambina cui abbiano regalato un bel giocattolo e sì, che con isuoi settant'anni, bambina non lo é più. E' una donna eccezionale e te la devofar conoscere: voi due andreste molto d'accordo perché avete parecchi punti incomune."
    " Dovevive?"
    " AMilano, in via della Moscova, a pochi passi da me. Mio padre, che era giudice,é mancato quattro anni fa e lei vive in un grandissimo appartamento con unagovernante e che ora vorrebbe lasciare per uno più piccolo. E' una donna pienad'interessi e sempre disponibile con tutti. Ho una sorella minore di due anni,sposata, che ha tre figli e mia madre fa la nonna a tempo pieno ed i mieinipoti l'adorano. Le ho costantemente riconosciuto il grande pregio di esserestata una mamma molto presente ma mai soffocante od invadente."
    " Chebello avere una mamma così." Disse Giada con aria sognante.
    " Tuamamma non é così?" domandò Geo.
    " Io sonoorfana di entrambi i genitori da dieci anni ma se mia madre fosse ancora vivasarebbe senz'altro così."
    " Tichiedo scusa, Giada," disse lui prendendole una mano "non immaginavo,non l’avrei mai pensato."
    " Nonpotevi certamente." Gli sorrise Giada e continuò ad ammirare i fiori.

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