giovedì 14 febbraio 2013

20° Capitolo "e... arriva l'aurora" (38)


20


38)
    Fra poco sarebbe iniziatoil periodo delle piogge e muoversi, nelle strade sterrate sarebbe stato piùdifficoltoso ed anche il lavoro nella foresta si sarebbe complicato.
    Mancava circa un mese alrientro in Italia e Mattia non sapeva se essere contento o no. Lasciava unaterra, che pur con i suoi problemi, gli era molto piaciuta, lasciava degliamici che non avrebbe facilmente rimpiazzato e gli si preannunciava un periododi solitudine. Tornava però con il pensiero che Don Franco gli aveva insinuato:la speranza di ricominciare con Giada se lei lo avesse perdonato.
    Una sera di fine ottobreDon Franco lo invitò, unitamente ad Alfredo, François, Cecil, Muthi e Joseph amangiare la polenta che Don Antonio cucinava. Mattia fece preparare da Amedeouna torta alla frutta e prese tre bottiglie di Barbera che teneva in serbo.
    La polenta era squisita eDon Antonio aveva cucinato, unitamente ad essa, un saporito intingolo.
    La tavolata era composta daloro sei, dai due preti, dalle quattro suore e dai due africani che aiutavanoalla missione. La compagnia era allegra: si parlava in italiano, bergamasco,inglese e bantù e le risate erano frequenti. Alla fine della cena Don Antoniosi alzò e disse:
    " Adesso vi preparo unespresso all'italiana come non avete mai bevuto. E' una mia specialità ma nonchiedetemi poi la ricetta perché é segretissima e non la svelo a nessuno."
    Mentre il prete era incucina, Don Franco raccontò la prima volta che aveva visitato un villaggioindigeno dove non capivano una parola di inglese e lui non sapeva una parola dibantù. S'improvvisò, quindi, mimo e riuscì a farsi capire; prima gli indigenilo presero per matto, poi cominciarono a seguirlo ed alla fine avevano compresoche anche lui era uno 'stregone' bianco. Stavano tutti ridendo quando arrivò ilcaffè, Don Franco smise di mimare e tutti lo sorbirono in religioso silenzio.Era veramente eccezionale perché non era un semplice caffè ma un insieme diaromi. Mattia cercava di capire quali fossero gli altri ingredienti persciorinarli a Don Antonio quando sentirono uno stridio di freni, voci concitatee passi pesanti che si avvicinavano. Nessuno di loro fece in tempo ad alzarsiche sei africani armati fino ai denti, con sguardi da invasati, irruppero nellocale. Nessuno ebbe dubbi sulla natura dei nuovi arrivati, erano guerriglierie vestivano
tutti nello stessomodo: pantaloni corti e camicia di color beige, scarponi senza calze ed intesta cappelli a larga tesa con una striscia di leopardo.
    Immediatamente, con le armispianate, circondarono la tavolata ed uno, che doveva essere il capo, disse ininglese:
    " Siete nostriprigionieri e se il Governo non accetterà le nostre richieste vi ammazzeremouno ad uno cominciando dalle donne."
    Si avvicinarono aicommensali di pelle nera, comprese le donne, violentemente li strattonarono eli gettarono per terra in un angolo e:
    " Voi sarete iprimi" proseguì il capo "così imparerete a fare i servi dei bianchischifosi." e diede un gran calcio a Joseph.
    A tutti si era gelato ilsangue. Erano pallidissimi e qualcuno incominciò a tremare. Il terrore sileggeva chiaramente sul viso di tutti. Purtroppo era noto il comportamento diquesti ribelli che erano spietati e crudeli. Era la prima volta che agivano inzona, da queste parti si era sempre sentito parlare di loro ma nessuno li avevamai visti.
    Mattia, come gli altri, eraattanagliato dalla paura ma nessun muscolo del suo viso si contrasse e mantenneuna calma che non passò inosservata ai banditi. Il capo gli si avvicinò esempre puntandogli un mitra all'altezza del cuore gli chiese:
    " Sei un prete?"
    " No!" risposeMattia con tutta la calma possibile " Io non vivo qui, sono un amico delprete."
    " E da dovevieni?"
    " Noi" ed indicòi suoi compagni "facciamo parte dell'istituto di ricerche che si trovaverso Chirandu e lavoriamo nella foresta."
    " E che fate?"
    " Cerchiamo diestrarre delle sostanze per guarire alcuni mali" e qui mentì "dellapopolazione africana."
    " Quali mali?"
      " Tutte lemalattie che cominciano ad uccidervi da bambini."
    " Non mi verrai a direche tu, bianco, lavori qui per il nostro bene!" disse il capo con unsorriso sardonico.
    " E' la pura verità ese tu vorrai e ti farà piacere ti mostrerò il nostro lavoro e a che punto siamoarrivati." con movimenti lentissimi prese dal tavolo il pacchetto disigarette, ne offrì all'africano che rifiutò e se ne accese una facendo unestremo sforzo di volontà perché l'accendino non tremasse.
    Il ribelle era palesementestupito dal comportamento di Mattia che non sembrava per nulla impressionatodal loro raid e chiese:
    " Chi é il capoqui?"                      
    Don Franco alzò la mano:
    " Sono io che dirigoquesta missione e" segnando con la mano "quelli sono i mieiaiutanti." anche lui era calmissimo ma il pallore del suo viso eraimpressionante.
    " Dove hai iltelefono?" parlò il capo sempre con il mitra spianato.
    " Qui non abbiamo iltelefono:" rispose il prete.
    " E comecomunicate?"
    " Quando dobbiamocomunicare andiamo a Kariba."
    " E voi avete iltelefono nel laboratorio?" domandò il guerrigliero a Mattia.
    " No!" mentìquesti pensando che i banditi avrebbero avuto altri ostaggi.
    " Ora io e te andiamoa telefonare" ordinò il capo rivolgendosi a Mattia "e ti dirò quelloche devi fare e dire. Ti consiglio di non fare scherzi perché se entro l'albanoi due non rientriamo, i miei uomini faranno poltiglia di tutti gliostaggi." e mentre parlava questi annuivano e davano ad intendere che nondesiderassero altro.
    Mattia alla guida del suofuoristrada con il capo partirono per Kariba.
Arrivaronoverso le ventitré e Mattia seguito dal ribelle che aveva nascosto il mitra, siera tolto il cappello ma teneva in tasca una pistola, entrarono in un localeper telefonare. Mattia aveva in mano un foglio già pronto, scritto in inglesecon un mucchio di errori che doveva leggere al Primo Ministro. Compose ilnumero di telefono che si trovava nell'alto del foglio ed attese la risposta. 

Nessun commento:

Posta un commento