giovedì 14 febbraio 2013

"e... arriva l'aurora" (41)


41)
    Nella missione l'immobilitàassoluta, aveva creato molto nervosismo, in particolar modo nei ribelli. Gliostaggi che non si erano mai alzati dalle sedie, se non per necessitàcorporali, avevano le ossa a pezzi e la testa in fiamme. A nessuno di loro erastato concesso di mangiare e solo per l'intervento, sempre intelligente diMattia, avevano potuto bere qualche sorso d'acqua.
    A Cecil, che secondo unribelle aveva bevuto qualche sorso in più, fu dato un gran calcio sul ginocchioe Mattia temeva che glielo avessero fratturato ma, con un gran sforzo divolontà, s'impose di rimanere impassibile.
    Il capo e Mattia partironoper Kariba alle ventuno e trenta e alle ventitré in punto erano all'apparecchiotelefonico. Sembrava la fotocopia della sera prima: il capo senza cappello esenza mitra che teneva la pistola nascosta puntata nella schiena di Mattia.
    Al primo trillo il Ministrorispose ed immediatamente in un italiano stentato gli chiese:
    " Se io parlo qualcunaltro ascolta quello che dico?"
      "No!" rispose con voce forte Mattia.
    " Mi dica quanti sonoi ribelli." proseguì in inglese il ministro.        
    " No! No! Sentobene" ed in italiano "sei."
    " Lei deve dire airibelli che accettiamo tutte le loro proposte e" soggiunse sottovoce"non é vero. Saremo domani sera a mezzanotte a due chilometri a sud dellaMissione dove c'è il crocevia dell'elefante. Porteremo i prigionieri, che nonsono autentici e tutti i soldi richiesti, falsi. Saranno accompagnati solodall'autista del camion. Voi vi unirete ai prigionieri, prenderete i soldi edandrete alla Missione a liberare gli ostaggi. Quando esce per andare a questoappuntamento mi ha detto Marco di cercare una provetta di FKZ che lei sa. Almomento opportuno se può neutralizzi il capo e poi interverremo noi. Occhioanche ai suoi colleghi che saranno nei dintorni."
    Mentre il Ministro gliparlava Mattia guardava il ribelle e con la testa diceva di sì per farglicapire che tutto andava bene. Questi ad un certo punto a voce alta disse, perfarsi sentire dal Ministro:
    " Attenzione a nonfare scherzi altrimenti li eliminiamo tutti."
    " Va bene"continuò il Ministro "ho capito. Appena potete telefonatemi."
    Tutti sapevano benissimoche la vita degli ostaggi era in grave pericolo sia che le cose fossero andatebene, sia che fossero andate male. Più che in tutti Mattia confidavanell'intelligenza di Marco che aveva subito capito quello che doveva fare.
    La mattina successiva allaboratorio arrivò un camion da trasporto senza alcun contrassegno. Entrò nelcortile e parcheggiò nel retro dell'edificio, dove dal di fuori, nessuno potevavedere e da esso uscirono venticinque uomini vestiti come i guerriglieri. Eranocomandati da un capitano dell'esercito anche lui bardato nello stesso modo.Entrarono subito nel laboratorio e vi rimasero fino alla sera. Avevano con lorouna grossa valigia piena di banconote false.
    Marco si mise pantaloni ecamicia neri, s'impiastricciò la faccia e le mani di nero e prima che il camionpartisse per il crocevia degli elefanti, insieme a Victor, Matopi e Jorge,vestiti nello stesso modo si diressero verso la Missione. Lasciarono la jeep inun punto nascosto e piano piano, camminando a carponi, si avvicinarono. Nessunasentinella era nei dintorni. Mattia, volutamente, aveva lasciato la sua autodavanti alla chiesa e, anche guardando dalle finestre, non la si poteva vedere.Marco mise una provetta sul sedile di Mattia perché senz'altro avrebbe guidatolui ma ne mise una anche sul sedile dell'altra jeep sgangherata che dovevaessere dei ribelli. Poi di corsa si allontanarono e si acquattarono in attesadegli eventi e pronti ad intervenire. Ognuno di loro pregava in cuor suo chetutto finisse bene anche se le probabilità erano scarsissime.
    Il crocevia fissato perl'appuntamento distava circa mezz'ora dalla Missione ed alle ventitré e trentaMattia ed il capo uscirono.
    " Questa sera guidi lamia jeep." disse il ribelle " Voglio stare tranquillo."
    Mattia si sentì morire e :
     " Sei sicuro diavere abbastanza carburante? Io poi non sono sicuro di saperla guidare. Nontutte hanno la marcia nello stesso modo."
    " Ti farò vedere io lemarce, sbrigati!" rispose spazientito il capo.
    Avvicinatisi alla jeep,mentre saliva, Mattia fece scorrere la mano sul sedile e quello che sentì lorese felice: l'aveva sempre detto che Marco era in gamba!
    Delicatamente si mise laprovetta in tasca e mise in moto. Naturalmente sapeva guidare benissimo anchequesta jeep e si avviarono. Fortunatamente la notte era buia e questo giocava asuo favore. Forse il capo non si sarebbe subito accorto che i prigionieri nonerano i suoi amici e tutto sarebbe filato liscio. Arrivati quasi al puntodell'incontro il capo gli ordinò di fermarsi. Lo fece scendere e, con il mitrapuntato su di lui, s’incamminarono. Videro nella notte dei fari che siaccendevano e si spegnevano, subito un gran vociare in dialetto ed incontroluce la sagoma di uomini che venivano verso di loro. Mattia era tesissimoperché sapeva che quello era il momento cruciale.
    " Ce l'abbiamofatta!" gridò esultante il ribelle ed istintivamente abbassò il mitra.
    Con una velocità fulminea,dalla quale dipendeva la sua vita e quella degli altri, Mattia tolse il tappoalla provetta che aveva in mano e gettò il contenuto sulla faccia del ribelle.Questi lanciò un urlo bestiale, si portò le mani al viso, il mitra cadde,Mattia lo raccolse e nello stesso istante i soldati arrivarono di corsa. Ilcapitano si congratulò con Mattia e la prima parte dell'operazione era benriuscita ma ora veniva il difficile perché era necessario convincere i ribelliche tutto era andato a buon fine.
    I soldati dopo averimmobilizzato il capo gli misero un cerotto sulla bocca perché non gridasse,tolsero la copertura di tela dal camion e rimasero tutti in piedi attaccatialle intelaiature di ferro.
    Davanti la jeep guidata daMattia con accanto un soldato africano che teneva vicino a sé la valigia.
    Quando arrivarono vicinoalla Missione dal buio spuntò Marco con gli altri tre che, senza parlare, lisalutarono con le braccia.        
    A circa trenta metri dallaporta Mattia suonò il clacson più volte e contemporaneamente gli uomini inpiedi nel camion gridavano alcune frasi in bantù. Il soldato vicino a lui sialzò in piedi sul sedile ed agitando la valigia per aria cominciò a gridareanche lui in bantù. Di colpo la porta della Missione si spalancò ed iguerriglieri, sempre armati, uscirono di corsa. La porta dall'interno venneimmediatamente chiusa e dal camion partirono delle sventagliate di mitra cheabbatterono i cinque ribelli senza dar loro il tempo di reagire.
    Subito Mattia corse versola porta urlando:
    " Siamo salvi! E'finita! Potete aprire."
    La porta fu spalancata daDon Franco ed i due uomini si abbracciarono con forza e così fecero tutti glialtri. Le uniche a non partecipare alla gioia dello scampato pericolo erano ledue suore africane perché pochi minuti prima un ribelle aveva urlato:
    " Pregate il vostroDio perché fra un'ora non sarete più qui. Appena arrivano i nostri amici vifacciamo fuori tutti e voi due sarete le prime."
    Erano talmente inebetiteche non si rendevano conto che l'incubo fosse finito.
    Sopraggiunsero Marco e glialtri e Mattia li elogiò e li ringraziò perché se erano ancora vivi lo dovevanoa loro. Anche il capitano ed i soldati furono calorosamente ringraziati. Ad uncerto punto Don Franco zittì tutti e:
    " Dovete permettermidi dire un grazie particolare a Mattia che ha contribuito in modo notevole allanostra salvezza." poi rivolgendosi a lui " Tu sei stato l'unico cheha colloquiato con i banditi, che hai escogitato cose che in nessuno di noi,per la paura che avevamo, sarebbero passate per la mente, dalla canzone'Volare' ai componenti chimici. Sei un grande uomo ed in Africa ce nevorrebbero molti come te. Grazie amico." e mentre pronunciava questeparole era visibilmente commosso.
    Già s'intravedeva ilchiarore dell'alba quando i soldati partirono ed i ricercatori tornarono nellaloro sede. Erano distrutti e questa terribile esperienza li avrebbeaccompagnati per tutta la vita.
    Mattia informòimmediatamente il Ministro del risultato positivo dell'operazione e questi loringraziò vivamente. Dopo una doccia fredda si sdraiò sul letto e tutte leultime quarantotto ore gli sfilarono davanti agli occhi e, dopo tante emozioni,prima di addormentarsi, l’ultimo pensiero fu per una splendida creatura daicapelli rossi che sperava in cuor suo di poter almeno rivedere.

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