giovedì 14 febbraio 2013

"e... arriva l'aurora" (40)


40)
    Mattia prese una sedia efece sedere il capo e gli offrì la bottiglia di vino piena per metà. Questibevve qualche sorso e la passò ai suoi uomini. Matti aveva deciso di offrire ilvino perché ce ne sarebbero stati pochi sorsi per ognuno.
    " Buono." disseil ribelle " Da quanto tempo sei qui?"
    " Da otto mesi."
    " Stai bene?"
    " Benissimo. La tua terraé splendida."
    Seguì un silenzio generaleed a Mattia venne un'idea. Si rivolse al bandito:
    " Senti, noi siamoabituati a cantare di notte quando non dormiamo. Posso cantare una canzonenella mia lingua?"
    Il capo che sembravadivertito fece un cenno affermativo e tutti guardarono con sorpresa Mattiapensando che fosse impazzito: non era certamente il momento di cantare. Mattia,sull'aria di 'Volare', cominciò a cantare:
    " Ho avvisato Marco egli altri. Dovrebbero venire con acidi e gas. Stiamo pronti ad ogni evenienza.State tranquilli e fate finta di niente."
    Gli italiani ed i francesicompresero bene la canzone ma il difficile era farla capire ai tre ricercatoriafricani. Mattia, allora, pensò di mettersi a parlare di lavoro con la più grannaturalezza e rivolgendosi al capo:
    " Nel nostrolaboratorio abbiamo scoperto una materia prima che si chiama Marco con il qualesi farà un esperimento qui, unendo vari eccipienti che potrebbero divenireesilaranti ed allora ci sarebbe la facoltà di liberare tutti gli altricomponenti."
    Il guerrigliero non capìuna parola di quanto Mattia aveva detto e si alterò ma avevano ben compreso itre africani. Prese il mitra, lo puntò contro Mattia e si mise ad urlare:
    " Non parlare più! Iovoglio capire quello che dici e tu fai apposta a parlarmi di cose che io nonconosco. Chi ti credi di essere? Ti posso ammazzare ora come un cane."
    Gli ostaggi guardavanoterrorizzati il ribelle che inaspettatamente aveva cambiato umore. Mattia loguardò e:
    " Ti chiedo scusa.Sono talmente abituato a parlare con termini tecnici e non penso che moltepersone non comprendono. Volevo solo spiegarti che facciamo delle prove perpoter arrivare a salvare la tua gente." e parlava guardandolo dritto negliocchi con l'aria più angelica possibile mentre il sangue gli si era gelato edil cuore batteva all'impazzata. Il capo parve calmarsi e nessuno più parlò.
    Verso mattina i ribellivollero mangiare e Don Antonio diede loro la polenta che era avanzata e tanti agrumi.Mattia li osservava mangiare e gli sembravano degli animali. Erano tuttigiovanissimi, qualcuno non arrivava ai diciott'anni ma tutti avevano in comuneuno sguardo crudele.
    Normalmente alle prime oredel mattino arrivavano alla missione gli indigeni, dai bambini chefrequentavano asilo e scuola, a quelli che venivano per consumare un pasto ed acoloro che avevano necessità di cure sanitarie. Si doveva evitare cheentrassero nella missione altrimenti sarebbe divenuti ostaggi.
    Al capo che sembrava piùcalmo Mattia consigliò di sprangare porte e finestre dell'edificio e dellachiesa altrimenti qualcuno sarebbe scappato ed avrebbe dato l'allarme. Ilribelle considerò giusta la proposta e diede l'ordine di chiudere e di nonparlare.
    Alle sei arrivarono i primiafricani che, stupiti di trovare deserto e silenzio, si allontanarono ed ancorauna volta Mattia analizzò il comportamento quasi amorfo di questa gente:nessuno aveva in alcun modo cercato di entrare, di chiamare o di pensare chequalcosa di tragico fosse successo. Il loro era un fatalismo sconosciuto allanostra razza. I guerriglieri controllavano dalle finestre, senza essere visti,quello che succedeva fuori pronti a sparare a chiunque. Le ore di attesa nonpassavano mai e Mattia come tutti gli altri cominciò a pensare quanteprobabilità avevano di salvarsi e concluse: una su cento.
    Il Governo non avrebbe maiaccettato di liberare i prigionieri per non creare un precedente e, con grandedispiacere del Capo del Governo e dei Ministri, loro sarebbero stati fattifuori. Amen! Tante parole commosse dette e scritte e poi tutto si sarebbedimenticato. L'unica sua consolazione era che nessuno avrebbe sofferto dellasua mancanza. I genitori non avevano mai dimostrato un grande affetto, Luisa avrebbepianto ma Pietro l'avrebbe in breve consolata e Giada non sarebbe mai venuta aconoscenza che lui era stato trucidato in Africa. L'unico suo grande dispiacereera che lei non avrebbe mai saputo quanto l'aveva amata e quanto ancora l'amavaed in quel momento prese un'importante decisione: se si fosse per un miracoloavverato quell'uno per cento, appena tornato in Italia l'avrebbe cercata e atutti i costi con qualsiasi mezzo le avrebbe parlato e cercato di convincerladel suo amore. La vita é veramente attaccata ad un filo sottilissimo e nonbisogna sprecarne neanche un minuto.


    Immediatamente dopo latelefonata di Mattia il Ministro chiamò il laboratorio e parlò con ilresponsabile: Marco Righi. Gli spiegò quanto era successo e quanto gli aveva fattocapire Mattia. Gli disse che avrebbe convocato subito tutti i Ministri ma cheera certo che nessuna richiesta dei ribelli sarebbe stata accettata. Era moltorischioso intervenire anche con la polizia perché, qualora i ribelli siaccorgessero dell'intervento armato, per prima cosa avrebbe ucciso tutti gliostaggi. La zona poi tra savana e foresta giocava a loro favore e c'eranopochissime possibilità di salvarli.
    Avvisato Righi, il Ministroavvisò subito il Consolato italiano e francese per comunicare i nomi dellepersone prigioniere.
    Marco, che era statosvegliato dalla telefonata, era rimasto di sasso. Al momento, essendo ancoraassonnato, aveva creduto ad uno stupido scherzo ma quando aveva focalizzato cheera verità, era ammutolito. Svegliò tutti e tutti e sei studiarono il da farsi.La sera dopo alle undici Mattia sarebbe andato a Kariba per telefonare alMinistro e certamente non sarebbe andato solo. In quel momento loro si potevanoappostare vicino alla missione e vedere come stavano le cose, contare lesentinelle fuori, raggirarle e se possibile neutralizzarle. Lavoraronoparecchie ore nel laboratorio per preparare miscele che potessero addormentarele sentinelle. Sembrava la scena di un film ma era la tragica realtà. Sevolevano salvare i loro colleghi dovevano escogitare qualcosa.
    Dopo la telefonata diMattia il Ministro avrebbe richiamato Righi e raccontato gli ultimi fatti e leultime decisioni del governo.
    Prepararono tante provettepiene di acidi che al solo contatto dell'aria avrebbero sprigionato i gas;altre avrebbero provocato gravi ustioni al contatto con la pelle. Lavoraronofino a sera e si misero vicino al telefono in attesa delle decisionigovernative.

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