26)
Durante la
conversazione tornò Attilio con panini e bevande che, subito, con buon appetito
divorarono, continuando a parlare della casa. Dopo il pranzo sorbirono il caffè
che il premuroso autista si era fatto preparare in un thermos. Terminato il
caffè Giada si rivolse al padrone di casa:
" Ora Geo
lasciami lavorare." E così dicendo prese una valigetta che aveva deposto
nel salone. L'aprì, estrasse un misuratore elettronico a distanza - il
telemetro - una macchina fotografica digitale, un blocco ed una penna. Prese un
grosso elastico per capelli e se li puntò a mo' di coda ed iniziò a misurare
partendo dal salone. Geo la seguiva e la osservava ammirato: aveva assunto
l'aria professionale e nulla la distraeva. Misurava, fotografava, prendeva
appunti, cercava i muri maestri e le canne fumarie. Il cellulare di Geo suonava
in continuazione ed allora lui, per non disturbare la concentrazione della
donna, o usciva in giardino o si recava nella stanza vicina. Verso le diciotto
le disse:
" Giada,
sono quasi quattro ore che lavori senza fermarti un attimo. Ricordati che hai
tutto domani e parte della domenica. Ora andiamo in albergo, ci ripuliamo e poi
ti porto in un localino che ti piacerà tantissimo."
Giada guardò
l'orologio stupita:
" Già le
sei? Il tempo é volato." Raccolse tutte le sue cose e le ripose nella
valigetta; si tolse l'elastico dai capelli e, dopo aver chiuso la casa,
salirono in auto e si diressero verso Assisi.
Arrivati
all'albergo, dove Geo aveva prenotato le camere, lui le chiese:
" Ti va
bene per le venti? Il ristorante é qui ad Assisi e ci andiamo a piedi."
"
Benissimo, alle venti qui nella hall."
Salita in
camera la prima cosa che lei fece fu quella di riempire la vasca d’acqua
tiepida con sali profumati e d'immergersi per un buon quarto d'ora. Si lavò
anche i capelli che essendo ricci naturali lasciò asciugare da soli. Nella
valigia si era portata un abito di lino turchese, un paio di pantaloni di seta
blu con una camicia dello stesso tessuto in azzurro. Optò per l'abito corto che
metteva bene in mostra le gambe lunghe ed affusolate. Si spazzolò con forza i
capelli, che nel frattempo si erano asciugati, un leggero velo d’ombretto sulle
palpebre, scarpe tipo Chanel blu ed alle venti in punto uscì dalla stanza.
All'uscita
dell'ascensore, Geo sorridente le venne incontro:
" Mi
sembri uscita dalle pagine di Vogue." Le disse.
" Hai
detto proprio bene: uscita ma definitivamente!" gli rispose sorridendo.
Uscirono ed
incominciarono a camminare per le vie di Assisi. Il sole stava per tramontare
in un cielo cobalto ed una leggera brezza aveva mitigato il caldo afoso della
giornata. In giro vi erano ancora parecchi turisti che con il loro vociare
turbavano la calma e la misticità del luogo.
" Sai Geo" disse Giada "ho avuto
la fortuna di visitare qualche volta Assisi durante la settimana nei mesi
primaverili e me la sono proprio goduta. Camminare in queste piccole vie, fra
costruzioni antiche, con pochissima gente, mi sembrava di vivere nel medioevo e
non mi sarei stupita se all'improvviso mi si fosse parato innanzi un
cavaliere
in armatura."
in armatura."
" Noto che
anche tu non ami la folla." Considerò Geo.
" Non é questione di folla ma di luogo. Ho
vissuto un anno in Brasile e la folla era il fattore principe ma là andava bene
così, là non dava noia ma in posti come Assisi o come in tante nostre città e
paesini ci si dovrebbe comportare in modo più adeguato. Qui la storia sprizza
da ogni pietra e la dobbiamo rispettare, abbiamo la fortuna di avere una storia
importante e maestra alle spalle, non la sappiamo valorizzare ed, addirittura,
alcune volte la volgiamo dimenticare.
" Eh brava Giada! Vedo che quando l'argomento ti appassiona, t'infervori ed io la penso esattamente come te. Sono spesso all'estero, ho viaggiato parecchio, ho visto cose degne ed interessanti ma nulla equivale alla nostra Italia che é unica."
" Eh brava Giada! Vedo che quando l'argomento ti appassiona, t'infervori ed io la penso esattamente come te. Sono spesso all'estero, ho viaggiato parecchio, ho visto cose degne ed interessanti ma nulla equivale alla nostra Italia che é unica."
Camminando Geo
aveva notato che Giada non passava certamente inosservata ma, dal suo modo di
comportarsi, lei non se ne rendeva neppure conto.
Sempre parlando
si trovarono davanti al ristorante, il vano della porta ad arco era tutto in
pietra ed, oltrepassata la soglia, una scala, pure in lastre di pietra,
conduceva al piano di sotto. Giada si guardò intorno ammirata: il locale
completamente a volte era tutto in pietra come pure la pavimentazione risalente
all'epoca medioevale. Aveva luci nascoste che illuminavano senza ferire gli
occhi. I tavolini, su ognuno dei quali era appoggiata una candela accesa, erano
apparecchiati con tovaglie di fiandra color avorio e l'insieme del tutto era
notevole.
" Vedo
dall'espressione del tuo viso" le disse Geo prendendola sottobraccio
"che il posto ti piace e sentirai come si mangia!"
Un uomo, evidentemente il proprietario, sorridente, con un grembiule
bianco, venne loro incontro e con gran foga:
"
Professore che piacere rivederla! Sono sempre onoratissimo della sua presenza.
Le ho riservato il tavolo migliore." E così dicendo fece un inchino a
Giada e li precedette.
I presenti
guardarono la coppia appena entrata perché il benvenuto del proprietario non
era certamente serbato a tutti e qualcuno riconobbe il professor Gandolfi che
molte volte era apparso sui giornali od in televisione senza parlare di quel
po', po' di ragazza che lo accompagnava: una splendida rossa.
Quando si
furono accomodati Giada guardando Geo:
"
Evidentemente io sono molto ignorante perché solo ora mi rendo conto che tu
devi essere una persona importante ed io non ti avevo mai sentito
nominare."
" Ma
figurati! Sono solo un buon cliente."
" Non
credo che tutta quella deferenza il proprietario la riservi a tutti i suoi
buoni clienti. Ti guardava come se avesse visto il Messia."
" Devi
sapere Giada che per il lavoro che faccio, forse, posso essere più conosciuto
di un altro ma niente più."
Di colpo nella
mente di Giada si risvegliò qualcosa:
" Geo, non
molto tempo fa, ho letto sul giornale un articolo sulla legge Gandolfi
relativa, mi sembra, ad un programma finanziario rivoluzionario. Non sarai per
caso tu quel Gandolfi?"
Geo scoppiò a
ridere di gusto:
" Ebbene sì, lo
confesso! Quel Gandolfi sono io."
" Ma guarda un po'!" esclamò Giada " Chi l'avrebbe mai detto che dovevo riattare la casa del promotore della legge Gandolfi." E disse queste parole con un tal sussiego che ancora una volta lui si mise a ridere.
" Ma guarda un po'!" esclamò Giada " Chi l'avrebbe mai detto che dovevo riattare la casa del promotore della legge Gandolfi." E disse queste parole con un tal sussiego che ancora una volta lui si mise a ridere.
" Questo
ti preoccupa? Ti da noia?"
" Non ti
offendere Geo ma questo mi lascia completamente indifferente. Ho accettato il
lavoro perché mi sei riuscito simpatico e la tua posizione non ha niente a che
fare con il mio incarico. Se tu ti fossi vantato d’essere importante molto probabilmente
avrei rinunciato: non sopporto le persone boriose e piene di sé."
" Inutile
precisazione. Ho capito al primo impatto che tipo eri ed io ho molto rispetto
delle persone insensibili al potere e, mi devi credere, ce ne sono
pochissime."
Continuamente
seguiti dal ristoratore che volle servir loro la cena, scegliendo piatti
speciali, Giada e Geo gustarono le specialità e non smisero un attimo di
conversare. Come da molto tempo non le succedeva, lei si sentiva rilassata e le
era gradevole la compagnia del professore il quale le raccontò un po' della sua
vita, dove viveva e accennò anche al suo lavoro che a lei sembrò
complicatissimo. Senza che Giada glielo chiedesse lui le disse che era stato
sposato con una sua compagna d’università dalla quale aveva poi divorziato,
dopo quasi sei anni di matrimonio, perché avevano scoperto che non avevano
nulla in comune e che fortunatamente non aveva avuto figli.
" Ti dico
fortunatamente" precisò Geo "non perché non mi sarebbe piaciuto
essere padre ma per i figli che avrebbero senz'altro subìto ripercussioni
negative per la nostra separazione. Fortunatamente sono nato in una famiglia
molto unita e questo modo di crescere in un clima sereno mi ha senz'altro
permesso di affrontare la vita, in tutti i suoi sviluppi negativi, nel modo
migliore. E che mi dici di te? Vivi sola?"
" Sì, vivo
sola." Rispose lei laconicamente.
" Nessun
lui nella tua vita?"
"
No!"
" Mai stata
sposata?"
" No!"
" No!"
" Mi
sembra impossibile che una creatura deliziosa come te sia sola."
"
Possibilissimo! Sola e serena."
" Noto che
non ti fa piacere parlare della tua vita privata e ti comprendo ma toglimi solo
una curiosità: non credi nel matrimonio?"
" Non nel
matrimonio ma negli uomini." E mentre parlava i suoi occhi blu dicevano
molto più delle parole.
" Capisco
che quelli del mio sesso ti abbiano fatto molto male e mi dispiace. Non toccherò
mai più questo tasto."
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