mercoledì 9 gennaio 2013

2° Capitolo "e... arriva l'aurora" (3)


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    3)
     Al sabato cominciò a visitare tutte le bellezze che circondavano Rio. Per prima cosa prese la teleferica e salì sul Pao De Açucar - il Pan di Zucchero - dove si poteva ammirare la sottostante baia di Guanabar. Di fronte si ergeva l'enorme Cristo costruito sul Corcova-do che, con le sue braccia aperte, dominava Rio.
    La settimana successiva prese il treno a cremagliera che, attraverso una folta      vegetazione tropicale, saliva al Corcovado dove, vista da vicino, la statua del Cristo che funge anche da faro, era immensa e sembrava voler proteggere Rio e tutto il Brasile. Era talmente splendido che Giada ne fu impressionata: Rio in tutta la sua maestosità si adagiava sul mare estendendosi sotto di lei. Senza rendersene conto disse a voce alta:
    " Che meraviglia!"
    Immediatamente sentì una voce vicino a lei chiederle:
    " Ha detto che meraviglia?"
    Giada era talmente assorta nell'ammirare il paesaggio che non si era resa conto che vicinissimo a lei ci fosse qualcuno. Si girò di scatto e guardò lo sconosciuto che le aveva rivolto la domanda. Per frazione di secondi rimase indecisa se rispondere o meno poi, avendo avuto un'impressione gradevole, rispose:
    " Sì!"
    " Allora lei é italiana?" e mentre Giada con il capo annuiva, proseguì " Per metta che mi presenti: Mattia Bonini, italiano ma per lavoro residente in Brasile. Sono biologo e lavoro attualmente nella foresta amazzonica dove stiamo facendo delle ricerche. Mi deve credere, non sono uso importunare fanciulle sole ma non sono potuto stare zitto quando lei si é espressa in italiano. In Brasile sto benissimo ma l'Italia mi manca e mi rende felice poter parlare la mia lingua." e così dicendo le fece un gran sorriso.
    " Giada Galiardi, molto lieta. Fa molto piacere anche a me parlare in italiano. Lavoro da poco tempo qui a Rio e mi occupo della sistemazione di un palazzo. Sono architetto e lavoro per uno studio di Milano: sono milanese."
    " Ma guarda il destino! Io pure sono di Milano ma da un po' di anni risiedo a Como."
    Cominciarono a chiacchierare fitto, fitto come se si conoscessero da una vita. Quando all'estero s'incontrano dei connazionali viene spontaneo instaurare subito un rapporto confidenziale.
    Mattia aveva già notato Giada mentre saliva sul treno e tra sé e sé aveva commentato: 'accipicchia, che bella ragazza!'. L'aveva poi osservata ma era talmente assorta che non vedeva altro che non fosse il panorama. Era un bell'uomo di trentaquattro anni, fisico da sportivo, abbronzato, capelli castani ed occhi marrone scuro, denti bianchissimi che risaltavano ancor di più sul viso bruciato dal sole.
    Giada lo trovò molto simpatico e dopo un po' decisero di riprendere insieme la cremagliera. Scesi a Rio, Giada che era venuta con la sua auto, offrì un passaggio a Mattia che ne era sprovvisto. L'albergo dove lui alloggiava non era distante dalla casa di Giada. Era arrivata l'ora di cena e Mattia le propose di cenare con lui, invito che Giada accettò molto volentieri.
    A Rio c'è solo l'imbarazzo della scelta, data la gran quantità di locali, anche tipici dove si può mangiare. Si diressero verso Ipanema e si fermarono in un grazioso ristorante dove gustarono il piatto tipico di riso e fagioli ed ottima carne allo spiedo il tutto ben innaffiato da vino locale. Alla fine si gustarono due tazze di 'cafézino' densa tazza di caffè ben zuccherata. Per tutta la durata della cena avevano chiacchierato in continuazione e lui le aveva raccontato che almeno due volte al mese veniva a Rio per risentirsi una persona civile. Usciti dal ristorante, camminarono per un po' sempre parlando.
    Ripresa l'auto, Mattia, data l'ora tarda, non volle assolutamente che Giada lo accompagnasse al suo albergo ed andarono a casa di lei. Da qui lui proseguì a piedi. Prima di lasciassi le chiese se si potevano vedere il giorno dopo in quanto il suo aereo partiva per Manaus solamente alle diciotto. Si diedero appuntamento per la mattina dopo, domenica, alle dieci sotto la casa di Giada.
    Salita in casa lei ripensò alla bella giornata trascorsa, così diversa dal solito ed in buona compagnia. Innegabile che Mattia fosse una persona molto gradevole da trattare e piacevole da guardare.
    Premesso che Giada era una ragazza con i piedi ben saldi sulla terra, premesso che degli uomini non aveva nessuna fiducia e premesso che non intendeva assolutamente, almeno per ora, iniziare una nuova storia, era contenta di aver conosciuto Mattia.
    Il giorno dopo si recarono sulla spiaggia di Leblon dove si trattennero fino alle sedici. A pranzo mangiarono un hot-dog che i brasiliani chiamano 'perros calientes' e fecero parecchi bagni in un'acqua caldissima.
    Al ritorno Giada lo accompagnò all'aeroporto e, prima di salutarsi, lui le disse:
    " Ti devo ringraziare perché per merito tuo ho trascorso due giornate bellissime non so il tempo che non parlo tanto e non mi sento così bene. Mi piacerebbe molto, sempre che a te faccia piacere, poterti rivedere: fra quindici giorni torno a Rio e potremmo farci ancora compagnia."
    " Senz'altro, ne sarò molto contenta." e gli diede il numero telefonico del cantiere così lui l'avrebbe potuta avvertire del suo arrivo.
    Si diedero una lunga stretta di mano e si lasciarono. Mentre faceva ritorno a casa Giada pensò a tutte le cose che si erano dette e sintetizzò la vita di lui: nato a Milano, figlio unico, genitori viventi, laureato in biologia, lavorava come ricercatore presso una ditta tedesca che aveva la sede a Como e quindi per comodità lui si era trasferito in questa cittadina. Si trovava bene,  non aveva legami affettivi e si sarebbe trattenuto in Brasile ancora sei mesi. Era sempre soggetto ad essere trasferito in tutto il mondo e, prima di allora, era stato in Messico, Guatemala, India e Tibet. Questo suo gran viaggiare gli permetteva di raccontare cose interessanti ed aveva una dialettica vivace che avvinceva. Era anche spiritoso e questo non guastava di certo.
    Dopo una doccia e cena a base di frutta fresca si mise sul terrazzino ad ammirare il mare e tutto il traffico che nella larghissima strada di Copacabana era intensissimo e continuò per tutta la notte. Per sua fortuna l'appartamento era al nono piano e quindi i rumori erano molto attutiti.
    Il lavoro al cantiere era sempre molto impegnativo ed al pomeriggio quando finiva era talmente stanca dall'aver solo voglia di tornare a casa a leggere o a guardare la televisione. In questi momenti le capitava di pensare a Mattia. Era il suo un lavoro che si svolgeva nella foresta amazzonica alla ricerca, come le aveva spiegato, di piante rarissime da cui si potevano estrarre principi da sperimentare per la salute dell'uomo. Era un lavoro duro, in condizioni abbastanza disagiate dove lui era l'unico italiano ed il responsabile. C'erano un tedesco, un francese ed un brasiliano ed alcuni indios come aiutanti che erano indispensabili nelle escursioni ed a Mattia piaceva studiare il loro comportamento.
    Giada si era ripromessa, se lui si fosse rifatto vivo, di farsi raccontare tutto della foresta da cui era molto attratta ma che era impossibilitata a visitare per gli impegni di lavoro.

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