mercoledì 16 gennaio 2013

7° Capitolo "e... arriva l'aurora" (14)


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   14)
    Un giorno, durante la pausa del pranzo,Giada e Gabriel cominciarono a parlare di religioni e lui le spiegò che oltre aquella cattolica, in Brasile, vi erano altri culti che avevano radici africaneed erano stati portati dagli schiavi.
    Uno dei piùimportanti si professava soprattutto a Bahia ed era il Candomblé nel quale siadoravano gli spiriti della natura.
    Giada eraattentissima perché l'argomento la interessava molto. Aveva letto di riti eprocessioni che si tenevano in questo paese e voleva saperne di più.
    Poichél'intervallo per il pranzo era breve, Gabriel la invitò a cena per la sera dopoper poter approfondire l'argomento. Giada allora decise:
    " Sai che facciamo? Domani sera tu e Florindavenite a cena da me: vi preparo un buon piatto di pasta all'italiana."
    Gabriel accettòentusiasta e la sera dopo tutti e tre riuniti a cena continuarono il discorsosulle religioni. Giada si dimostrava talmente incuriosita che Florinda ad uncerto punto le propose:
    " SentiGiada, ti piacerebbe assistere ad uno di questi riti? Noi ti potremmoaccompagnare."
    " MagariFlorinda. Mi piacerebbe tantissimo."
    Decisero cosìche tutti e tre sarebbero andati la settimana successiva a Salvador de Bahiadove c'era una funzione in omaggio di un Orixas - uno dei tanti spiriti dellanatura -. Ve ne erano molti di Orixas ed ognuno di loro era associato ad uncolore ed ogni colore aveva un suo determinato significato.
    Giada era moltoeccitata all'idea di partecipare a questa cerimonia e si ripromise diricordarsi ogni particolare per poterlo poi riferire, per filo e per segno, aMattia. Florinda le aveva raccomandato di non portare la macchina fotografica.Le prestò una sua lunga gonna bianca ed una camicia dello stesso tessuto. Leconsigliò di portarsi una fascia bianca per avvolgersi la testa a mo' diturbante.
    Giada seguìtutto alla lettera e tutti e tre partirono in aereo per Salvador de Bahia.
    Un amico diGabriel li attendeva all'aeroporto e li condusse nella zona dove sarebbeavvenuta la funzione. Durante il tragitto Giada osservava interessata questacittà che, qualcuno, le aveva detto essere la più bella del Brasile e lei nestava avendo conferma. Grandi viali moderni e strade in puro stile coloniale.Nella città, divisa fra Città Alta e Città Bassa, vi erano tracce evidentidella sua storia fra castelli, palazzi, chiese e monasteri.
    Florinda lainformò che anche a Bahia il carnevale era eccezionale e lei, da buona'carioca', non poteva fare a meno di ammetterlo.
    L'amico che eravenuto a prenderli con la macchina era di carnagione decisamente scura: sichiamava Francisco ed era commerciante. Fu gentilissimo con Giada e volleassolutamente che si accomodasse davanti, vicino a lui.
    Prima discendere dall'auto, Giada si coprì i capelli con la fascia.
    Arrivati nelBarracao, il locale della festa, li fecero sedere su una gradinata dividendogli uomini dalle donne.
    Tutte lepersone che assistevano erano vestite in chiaro od in bianco e nessunoindossava abiti scuri. Florinda le spiegò che il rito sarebbe stato officiatodalle donne perché le 'sacerdotesse' che erano scelte ed iniziate da un giocodi conchiglie effettuato da un loro sacerdote, erano, dopo lunghissime provepredilette da uno di questi Orixas.
    Giada rimasecolpita dalla ricchezza del folclore. Una decina di donne tutte vestite dibianco, colore che ancor di più evidenziava il nero della carnagione, ricche dimonili e collane sempre bianche, si disposero nel centro del locale ed al suonodi una musica ritmica e monotona, di chiaro stile africano, cominciarono amuoversi ed a ballare, prima lentamente e poi sempre più freneticamente.Florinda, seduta vicino a lei, cercando di farsi capire in quel frastuono, lainformò che ogni donna ballando attendeva che il suo dio (che non é certamentelo stesso per ognuna di loro) entrasse in lei e quando questo fosse avvenuto,lei sarebbe caduta in trance ed avrebbe parlato per mezzo suo. Era un rito diliberalizzazione dello spirito in quanto, identificandosi in una personalitàdivina, faceva loro dimenticare la misera vita che conducevano ed annullavanole avversità ed i dispiaceri.
    La lorogestualità era impressionante e Giada stringeva fortemente la mano dell'amica.Una per una le donne sempre gridando e girando vorticosamente su se stessecaddero in trance e, trasfigurate, urlavano frasi che Giada non capiva ma chela turbarono al punto di chiedere a Florinda di poter uscire. Non vide quelloche successe poi ma rimase fuori seduta su un gradino, molto scossa. Si disseche per poter comprendere tutto questo bisogna avere profonde radici nella lorocultura, così lontana da noi, dal nostro modo di vedere le cose, di vivere e diessere.
    Tornarono a Rioe per tutto il viaggio Giada non parlò quasi mai. Florinda e Gabriel compreseroche lo spettacolo l'aveva profondamente colpita e rispettarono il suo silenzio.
    A letto quellanotte non riusciva a togliersi dagli occhi la visione di quelle donne che,gridando e dimenandosi, avevano perso la loro dimensione umana. 
    Giada deciseche non poteva lasciare il Brasile senza visitarne la capitale: Brasilia.
    Non sarebbestata la stessa cosa senza la vicinanza di Mattia ma era l'occasione pertrascorrere uno dei fine settimana che risultavano così vuoti da quando lui erapartito.
    Un sabatomattina salì su un aereo accompagnata da Florinda che, sempre gentile edisponibile si era offerta di farle compagnia.
    Florindal'aveva avvertita che Brasilia era una città atipica e molto differente dallealtre brasiliane. In essa erano stati costruiti edifici avveniristici con undedalo di svincoli parabolici da lasciar stupefatto anche il turista piùemancipato. Capitale da pochi decenni doveva diventare il centro più importantedel Brasile ma questo era stato in gran parte disatteso.
    La prima cosache colpì Giada fu il suo ordine inquietante che contrastava con tutte le altrecittà brasiliane. Per tuffarsi meglio nel clima della città, salirono su unomnibus che faceva un giro turistico.
    Nel centro diBrasilia il lago artificiale, creato dallo sbarramento del fiume Paranà, ledava un aspetto particolare. Intorno al lago grandi impianti sportivi, moltilocali di divertimento e l'imponente palazzo sede del presidente le cui colonnesi rispecchiano nelle acque.
    La parte dellacittà di recente costruzione, progettata negli anni sessanta, aveva comeelementi basilari due grandi assi stradali che, intersecandosi, formavano unacroce ed una volta completate le edificazioni, la capitale avrebbe ricordato lasagoma di un grande aereo dove, nella parte della fusoliera, dovevano averposto gli edifici pubblici ed amministrativi e, nelle ali, i quartieriresidenziali. Giada, come architetto, condivideva la sfida di alcune opere piùo meno imponenti ma non poteva nascondere che l'insieme del tutto non lasoddisfaceva. Espresse questo suo pensiero a Florinda e lei le rivelò cherispecchiava in pieno il giudizio di tutti i brasiliani che non riuscivano adaccettarla come capitale.
    Visitarono laCattedrale la cui forma colpì in modo particolare Giada per la sua ultramodernità. Le sue colonne che sostenevano enormi vetrate triangolari,raffiguravano gli stati del Brasile e, tutte insieme, sorreggevano la crocesulla cima.
    Per vedereBrasilia dall'alto salirono sulla torre della tv, alta circa duecento metri,dalla cui piattaforma si godeva un eccellente panorama: ricca di monumentimodernissimi, mancava però del fascino che si eredita dalla storia.
    Volando versoRio, Giada confessò a Florinda che era molto felice di aver visitato Brasiliama che era la città che meno le era piaciuta.

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