mercoledì 16 gennaio 2013

"e... arriva l'aurora" (12)


12)
      Sopra al villaggio volavano uccelli di tutti i tipi e Giada, ancora unavolta, costatò quanto fosse ignorante in materia di flora e di fauna. Vicino aloro c'era un ficus enorme e Giada sorrise pensando a quello che aveva a Milanoe le sembrava tanto bello. In questo colpiva, oltre all'enormità delle foglie,la lucentezza che lei, neppure con il lucidante, aveva mai ottenuto. Seduta conMattia all'ombra di una gigantesca pianta, assistendo al pranzo degli Indios edella guida, la bimbetta dell'amuleto venne vicino a Giada, si accomodò accantoa lei e le prese una mano.
    " Me laporterei via con me, questo cioccolatino!" disse a Mattia.
    E lui:
    " Efaresti la sua infelicità."
    " Sì, locapisco ma é talmente carina!" e mentre parlava la bimba continuava aguardarla estasiata e stette con loro fino al momento del ritorno.
    Ripresero lavia della foresta e più che mai gli occhi di Giada scrutavano per non perderenulla. Varie volte chiese a Mattia di filmare le scimmie che giocavano, lefarfalle che volavano, gli uccelli colorati e gli splendidi fiori. Tornati inItalia avrebbero rivisto i filmini cercando di rivivere insieme tutte questeemozioni anche se non sarebbe stata la stessa cosa.
    Risaliti inaereo tornarono a Manaus rituffandosi nella così detta civiltà ma nel cuore diGiada ci sarebbe stato sempre un angolino con quel pezzo d’Amazzonia che tantoprofondamente l'aveva impressionata.
    Alla sera dopocena Giada era più stremata dalle emozioni provate durante il giorno che dallastanchezza fisica, mentre Mattia, abituato a vivere in quell'ambiente era moltomeno stanco. Andarono a letto presto e Giada, appena coricata, si addormentò dicolpo con un'espressione beata sul viso. Mattia rimase un po' a guardarla: nongli sembrava vero che una creatura così bella, sensibile e dolce potesse esseresua e lui l'amava profondamente. Si chinò a sfiorarle la fronte con un bacio elei, come se lo avesse sentito, sorrise.
    Il mattinosuccessivo affittarono una canoa con due uomini che remavano e s’inoltraronolungo uno dei tanti corsi d'acqua. Era assordante il verso dei pappagallini edegli altri uccelli e, navigando vicino alla sponda, si potevano osservareanimali di varie specie. Quelli che più d'ogni altro colpirono Giada furono icoccodrilli. Ce n'erano tantissimi che sembrava dormissero o sulle rive o afior d'acqua e parevano innocui ma Mattia le spiegò che, al minimo sentore, sisarebbero di colpo risvegliati pronti ad annegare e stritolare qualsiasi cosagli fosse loro capitata a tiro con quella 'boccuccia' così delicata. Erano di varielunghezze ed anche qualche esemplare. Non si poteva certamente sostenere chefossero animali dall'aspetto gradevole e quegli strani occhi e le bocche aperteche mettevano in bella mostra aguzzi denti risvegliarono in Giada i brividialla schiena. Fu contenta quando la canoa si allontanò. Mattia le raccontò chepoco distante vi erano i piranha e lei fu ben felice di non vederli perché, ilsolo pensiero che questi pesci di media grandezza possano spolpare un bovino inpochi minuti lasciandone solo la carcassa, la inorridiva.
    La rasserenò,al contrario, l'incontro con i delfini rosa d’acqua dolce chiamati Boto che, laragguagliò Mattia, per alcune tribù d’Indios avevano poteri magici.
    Arrivarono inun punto dove le acque formavano un piccolo lago che era interamente coperto dafoglie rotonde di quasi un metro di diametro, sulle quali nascevano deibellissimi fiori che, appena sbocciati erano bianchi ma che con il passaredelle ore diventavano prima rosa chiaro e poi rosa intenso.
    Fortunatamenteanche questa volta non vide serpenti ma le emozioni che si erano susseguitenella mattinata le erano bastate.
    Quandorientrarono in albergo, dopo una doccia ristoratrice, fecero l'amore con tantapassione come se tutte le forti sensazioni accumulate durante la gitaesplodessero.
    Era l'ultimasera che passavano a Manaus: l'indomani pomeriggio Giada sarebbe ripartita perRio e Mattia per la foresta che distava circa una settantina di chilometri anord ovest di Manaus.
    Cenarono,andarono in un locale notturno e ballarono fino alle ore piccole cercando didivertirsi il più possibile per non pensare che questa loro splendida edindimenticabile vacanza era finita.
    Il pomeriggiodopo, all'aeroporto, Giada aveva gli occhi lucidi: le costava molta faticalasciare Mattia del quale era veramente innamorata.
    " Giada,grazie." Le disse Mattia " Vivo da un anno in questa zona ma misembra d’averla conosciuta solamente ora attraverso i tuoi splendidi occhi. Mihai contagiato con il tuo entusiasmo e mi hai permesso di provare emozioni cheprima mi erano sconosciute. Sappi che ti amo, ti amo, ti amo."
    " Anch'ioti amo Mattia e sono io che ti devo ringraziare. Questi giorni trascorsiinsieme sono stati meravigliosi e mi hanno convinta che sarà molto dura startilontano."
    Li unì unlunghissimo bacio e Giada dovette scappar via perché l'aereo stava per partire.
    Erano lediciotto e il sole all'equatore tramonta a quest'ora. Il colore del cielocangiava in continuazione e Giada contemplava questa metamorfosi. Seduta nellasua poltroncina riviveva i giorni passati che le sembravano lunghissimi pertutto quello che aveva visto e nello stesso tempo volati per l'intensità concui erano stati vissuti. Mattia era stato l'uomo, l'amico, l'amante perfetto ementre pensava a lui le pareva che il cuore si gonfiasse nel petto.

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