mercoledì 16 gennaio 2013

5° Capitolo "e... arriva l'aurora" (10)


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    10)
     A metà luglio, un mercoledì, Giada salì su un aereo per Belem dove Mattia l'attendeva. Era partita da Rio che il sole splendeva ma, man mano che si avvicinava a destinazione, nuvole nere si addensavano nel cielo. Arrivò all'aeroporto che diluviava. La pioggia cadeva con un'intensità tale che erano bastati pochi minuti per essere bagnata fradicia. Il tempo necessario per abbracciare Mattia che di colpo il cielo si rasserenò e a Giada, che guardava sorpresa questo inatteso e repentino cambiamento, lui disse:
    " Benvenuta all'equatore! Abituati a questi mutamenti perché qui siamo in un altro mondo."
    Il sole calò presto ed improvvisamente scese la sera.
    Mattia aveva prenotato una camera in un modernissimo albergo in quanto la città era meta di turisti da tutto il mondo, attratti dall'Amazzonia.
    Non fece in tempo ad uscire dalla doccia che Mattia la stringeva e la portava verso il letto e, come tutte le altre volte li coinvolse una profonda passione.
    Alla sera dopo cena passeggiarono per la città chiamata la 'Porta dell'Amazzonia'. Attraversata da larghi viali fiancheggiati da enormi alberi di mango con effetti architettonici che interessarono molto Giada per il loro contrasto: alti e modernissimi grattacieli vicini ad edifici antichi ed imponenti. Città molto confortevole e, passeggiando per il centro, non ti fa minimamente pensare che la sua periferia sia la giungla.
    La mattina seguente sarebbero saliti su una nave che in cinque giorni di navigazioni li avrebbe condotti a Manaus.
    Giada era eccitatissima e non riusciva a prendere sonno. Uno dei suoi sogni si stava avverando: era in Amazzonia.
    La nave era piccola e scivolava lentamente sul grande Rio delle Amazzoni, occupavano una cabina a due letti ma moltissima della gente che faceva l'escursione avrebbe dormito per cinque notti sui ponti.
    Cominciò la quieta navigazione attraverso la foresta e Giada aveva gli occhi incollati sulle rive e quasi non respirava. Mattia, munito di binocolo e cinepresa, la osservava e gli sembrava una bimba che guarda l'albero di Natale appena addobbato. Tutto gli piaceva di lei, la sua sensibilità, il suo entusiasmo e la sua semplicità. Indossava dei pantaloncini corti blu con una camicetta azzurra ed i suoi splendidi capelli le scendevano lungo le spalle. Mattia notava gli sguardi ammirati che gli uomini le lanciavano ma Giada, appoggiata al parapetto della nave, stringendo il suo braccio, era così concentrata sul panorama da non accorgersi di nulla. Tante volte lui l'aveva osservata mentre era seguita da occhiate colme d'interesse ma lei le aveva sempre ignorate.
    I versi di una miriade d’uccelli fra cui una grande quantità di pappagallini, uniti ai versi delle scimmie, creavano un gran frastuono che improvvisamente e contemporaneamente cessava all'imbrunire il cui silenzio era rotto solo dal verso dei tucani.
    Il fiume era largo ed in alcuni punti così enorme da sembrare un lago.
    Il caldo era afoso ed umido ma, stando all'ombra sul ponte della nave, si poteva resistere. Solo un pomeriggio scoppiò un temporale così violento da far paura: le acque del fiume cambiarono colore ed il cielo divenne prima giallo e poi nero. Con la stessa velocità con la quale era scoppiato, cessò e tutt'intorno la natura riprese a vivere.
    Le notti equatoriali invitavano a far l'amore ed il rullio della barca sembrava cullarli e loro due ne approfittarono spesso.
    Al quinto giorno arrivarono a Manaus, città completamente diversa da Belem per stile e tipo di vita, interamente circondata dalla foresta.
    L'albergo prenotato da Mattia era molto comodo e vicino al Teatro dell'Opera costruzione molto interessante architettonicamente per il suo stile neoclassico.
    Il giorno dopo risalirono su un altro battello che li condusse al punto dove il Rio Grande s'incontra con il Rio Solimoes ed il fenomeno che colpisce è che le due acque non si fondono e per alcuni chilometri restano di diverso colore. La potenza delle acque é imponente per l'apporto di tutti i numerosi affluenti malgrado il fiume scorra senza pendenze. Se Giada avesse dovuto esprimersi con un aggettivo avrebbe detto che era maestoso e tutto quello che finora aveva visto non aveva deluso le sue aspettative.
    Il mattino successivo, alle prime luce dell'alba, salirono su un aereo da turismo per un'escursione nella foresta.
    Giada era emozionatissima ed in lei si era risvegliato lo spirito di avventura che l'aveva sempre pervasa.
    Il velivolo sorvolò la foresta per più di un'ora e lei sembrava incollata al finestrino: non voleva perdere neppure un minuto d'osservazione. Sotto di loro una enorme massa verde interrotta ogni tanto da qualche spiazzo.
    Atterrarono in una piccola radura su un terreno non propriamente piano e gli scossoni si sentirono. A bordo con loro, oltre al pilota, c'era la guida e due coppie di giovani francesi.
    Dovevano percorrere un tratto di foresta per andare a visitare un piccolo villaggio di Indios. Si misero in fila indiana, la guida davanti, dietro a lui Giada poi Mattia e per ultimi i francesi. Si erano attrezzati per questa esplorazione e lei aveva seguito i consigli di Mattia che ben conosceva la zona: pantaloni lunghi di tela chiara, camicia con maniche lunghe rimboccate, scarponcini di tela ed aveva racchiuso la chioma sotto ad un cappello di tela a tesa abbastanza larga. Si era unta con un repellente per eventuali punture d'insetti e lo zainetto sulle spalle.
    Camminando, il suo sguardo era concentrato su tutto quello che la circondava. Aveva visto molti documentari girati in Amazzonia ma essere di persona in questa meravigliosa flora con piante di tutti i generi fra scimmie e scimmiette che si lanciavano urlando da un ramo ad un altro, pappagallini multicolori che garrivano e fiori di colori splendidi che crescevano su liane e s'intrecciavano fra una pianta e l'altra, era un'emozione intensissima. L'unico suo timore erano i serpenti e poiché, aveva una volta assistito ad un filmato dove questi restavano penzoloni sui rami, continuava a guardar per aria perché era sicura che se ne avesse visto uno sarebbe crollata al suolo come un sasso: aveva il terrore di tutto ciò che strisciava. Quando era ragazzina, con grande apprensione dei suoi, molte volte si avventurava sola nei boschi per scoprire piante nuove o fiori o le orme di qualche animale ma una volta che vide a poca distanza da lei una vipera che la stava guardando rimase impietrita ed un senso di gelo le bloccò la spina dorsale. Fortunatamente la vipera si allontanò ma quella sensazione terribile si ripeté in lei tutte le volte che vide strisciare anche la più piccola biscia.
    C'erano punti di buio perché la vegetazione era così fitta da non lasciar filtrare i raggi del sole e poi piccole radure dove volavano farfalle dalla bellezza e dai colori indescrivibili.
    Mattia che la seguiva, spesso le dava spiegazioni di quello che incontravano e per farle sentire la sua presenza come a proteggerla, o le toccava una spalla o le metteva le mani sulla vita.
    La guida era un aitante ragazzo brasiliano con occhi neri e vivacissimi ed un sorriso che metteva in mostra bellissimi denti. Ogni tanto si girava per dire qualcosa o per rispondere a qualche domanda ma i suoi occhi li indirizzava su Giada. Ad un certo punto Mattia le sussurrò in un orecchio:
    " Visto come ti guarda devo solo sperare che durante il giorno non mi voglia eliminare per avere il campo libero. Anche nella giungla hai il potere di stregare gli uomini."
    " Non ti preoccupare, se si avvicina a te lo stendo con una mossa di karatè: da quando siamo entrati in questa foresta, forse a causa dell'ossigeno e dell'aria non inquinata, mi sento forte come una leonessa pronta ad affrontare qualsiasi pericolo." e ridendo fece con il braccio e la gamba una mossa di lotta giapponese che le aveva insegnato un suo amico, maestro di arti marziali.
    In quello stesso istante la guida, che si chiamava José, la vide, batté le mani e scoppiò in una sonora risata.
    I francesi che dall'inizio del cammino avevano continuamente parlato fra di loro li guardarono con aria interrogativa perché non avevano capito nulla. Nessuno di loro tre diede spiegazioni e la carovana proseguì.

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