martedì 22 gennaio 2013

8° Capitolo "e... arriva l'aurora" (16)


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16)
     Quando l'aereo stava per atterrare alla Malpensa il cuore di Giada cominciò a viaggiare a ruota libera: fra poco sarebbe stata fra le braccia di Mattia e le sembrava di essere una ragazzina al suo primo appuntamento.
    Mattia l'attendeva al terminal e lei volò letteralmente da lui. Fu un abbraccio così intenso che rimasero senza fiato. Giada era talmente felice di essere fra le braccia del suo uomo che non si accorse neppure del freddo intenso, clima tanto diverso da quello che aveva lasciato.
    Seduti nell'auto di Mattia, prima di ripartire per Milano, si baciarono e compresero che nulla era cambiato fra di loro.
    Dopo essere rimasta sola Giada aveva venduto la casa in cui aveva vissuto con i suoi genitori perché troppo grande e, sempre in zona Città Studi, ne aveva acquistata una più piccola composta da: sala/soggiorno, grande cucina con terrazzo, camera da letto, bagno e guardaroba con annesso bagno di servizio. Era molto affezionata a questa casa e le sue capacità le avevano permesso di renderla molto accogliente.
    Mattia l'accompagnò e salì con lei. Dopo aver alzato le tapparelle e ripreso possesso della casa, con lui accanto si sentì veramente felice. Tutto era a posto perché la moglie del custode l'aveva curata per tutto l'anno ed in soggiorno le aveva fatto trovare una fiorita pianta di ciclamini rossi.
    Fece visitare l'appartamento a Mattia che lo trovò eccezionale e finalmente poterono fare l'amore con tutta la passione di cui erano capaci.
    Era venerdì, Giada avrebbe ripreso il lavoro il lunedì successivo e quindi avevano due giorni tutti per loro. Andarono a far la spesa in un supermercato, felici come due ragazzini, acquistando un mucchio di cose inutili. Cucinarono, si raccontarono gli ultimi due mesi trascorsi, guardarono la televisione e si amarono: era tutto così normale, così naturale, che sembrava avessero vissuto sempre insieme. Ad un certo punto Giada guardò Mattia e:
    " Ed ora?"
    " Ed ora cosa?" rispose Mattia.
    " Come ci organizziamo con te a Como ed io a Milano? Non mi hai mai raccontato nulla di Como, so solo che hai una casa ma non so neppure dove sia. Mi piacerebbe vederla."
    " Niente a che fare con questa tua! E' situata verso Cernobbio, é molto semplice e poco organizzata perché ci vivo pochissimo."
    " Ed i tuoi genitori qui a Milano dove abitano?"
    " A Porta Romana."
    Notando la reticenza di Mattia nel rispondere, Giada, come di sua abitudine non insi-stette e cominciarono a parlare del Natale che sarebbe arrivato dopo una ventina di giorni.
    Alla domenica sera Mattia rientrò a Como in quanto il lunedì mattina si doveva trovare presto al laboratorio e non era il caso di fare una levataccia.
    Al rientro in ufficio Giada fu accolta da tutti con baci, abbracci e tantissimi complimenti sia per il suo aspetto fisico che per il lavoro svolto. Il capo le aveva fatto trovare sul suo tavolo un enorme fascio di rose rosse con un semplice biglietto 'Grazie'.
    Commossa da tutte queste dimostrazioni di affetto, immediatamente, si reinserì nel suo ambiente.
    La settimana trascorse fra nuovi lavori e relative soluzioni da adottare ed ogni sera Mattia, affettuosissimo, le faceva lunghe telefonate. Il venerdì sera venne a Milano e trascorsero un altro fine settimana in grande intimità.
    Durante la cena, Giada disse:
    " Mattia, il Natale lo festeggiamo qui, vero?"
    " Spero di sì ma prima devo sentire i miei. Sai hanno solo me!"
    " Non potremmo invitare qui pure loro? Tanto prima o poi mi dovranno conoscere."
    " Purtroppo in questo momento mio padre non sta molto bene e non sarebbe il caso."
    Notevolmente delusa Giada non disse più nulla ma innegabile che la cosa non le fece piacere ed il suo umore mutò. Mattia cercò in tutti i modi di farle tornare il buonumore ma non vi riuscì.
    Quando alla domenica sera Mattia ripartì, Giada, seduta davanti al televisore acceso senza vederlo, analizzò il comportamento di Mattia e rimase sconcertata: in Brasile lui le aveva parlato dei suoi con un tono molto distaccato come se fossero estranei ed ora preferiva loro a lei ma, quello che l'aveva più colpita, era stata la netta sensazione che non volesse farglieli conoscere.
    Telefonò a Sisa, le raccontò i fatti e le chiese il suo parere. Anche l'amica rimase stupita ma le raccomandò di non trarre affrettate conclusioni, di aspettare e vedere.
    " Comunque Giada, noi tre a Natale siamo sole ed il tuo posto a tavola vicino a Margherita c'è sempre. Egoisticamente sarei felice che Mattia non venisse da te perché per noi é una tradizione passare il Natale assieme e ci mancheresti. Pensa già a qualche scusa da raccontare a Margherita che aspetta il Natale per ascoltare le fiabe di zia Giaia."
    Deposto il telefono Giada non poté fare a meno di pensare che quello che aveva temuto si stava avverando: il periodo che avevano vissuto in Brasile era stato unico ed irripetibile. Mattia, pur essendo sempre dolce ed affettuoso, non era più lo stesso uomo e molto spesso lo vedeva pensieroso come se avesse delle preoccupazioni. Pensava di aver diritto di sapere se qualcosa lo turbava, fossero problemi di lavoro o di altro genere. Fra di loro c'era sempre stata sincerità e fiducia che erano le basi principali per un buon rapporto.
    Durante la settimana Mattia le comunicò che Natale e Santo Stefano l'avrebbe obbligatoriamente trascorso con i suoi ma che potevano festeggiare insieme la sera della Vigilia; sarebbero andati alla Messa di mezzanotte e poi lui avrebbe dormito dai genitori. Giada rimase malissimo e le venne voglia di non accettare ma alla fine acconsentì.
    Preparò una cena a base di pesce come vuole la tradizione ma senza alcun entusiasmo. Sperava in un Natale particolare vicina al suo uomo ed invece avrebbe trascorso uno dei soliti, prevedibili Natali.
    Mattia arrivò con un enorme mazzo di gigli ed al momento di cenare Giada trovò sul piatto un pacchettino avvolto in carta lucida rossa con un biglietto:
'Buon Natale amore e ti prego di convincerti che sei al centro dei miei pensieri'. Aprì il pacchetto ed un enorme smeraldo era adagiato sul velluto della scatoletta. Giada rimase imbambolata a guardarlo: non aveva mai visto una pietra tanto bella e di un colore così intenso. Guardò Mattia:
    " Ma tu sei pazzo! E' troppo bello! Non lo posso accettare."
    " E' da quest'estate che me lo porto appresso ed aspettavo il Natale per donartelo. L'ho acquistato in Brasile ed ho scelto una pietra degna di te che riuscisse a farti capire quanto ti amo."
    In quel momento Giada dimenticò tutti i brutti pensieri che le erano passati per la testa in quel periodo e si rifugiò fra le sue braccia.
    " Lo farò montare, lo metterò al dito e non lo toglierò più e se qualche volta avrò dei dubbi, guardandolo, penserò a quello che mi hai appena detto e le mie perplessità spariranno."
    Giada gli aveva regalato un orologio con tantissime funzioni che entusiasmò Mattia: ci volle una buona mezz'ora per spiegargli i vari funzionamenti.
    Trascorsero una serata romantica poi andarono a Messa dopo di che Mattia accompagnata a casa Giada andò dai suoi.
    Il giorno di Natale, come di consuetudine, Giada lo passò a casa di Sisa e si sentì in famiglia. L'affetto che queste tre donne provavano per lei avevano in parte sostituito la mancanza dei suoi genitori. Margherita non la lasciò un attimo e le mostrò entusiasta tutti i doni che Gesù Bambino le aveva portato durante la notte. Stette immobile al racconto della fiaba che Giada aveva preparato per lei ed i suoi occhioni azzurri non lasciarono un momento il suo viso. Francesca aveva superato se stessa preparando un ottimo tacchino alla lombarda. La giornata trascorse serena e la compagnia di Sisa le permise di non pensare sempre a Mattia.
    La sera dell'ultimo e del primo dell'anno, Mattia, lo trascorse con Giada: loro due soli allegri ed euforici.
    La loro vita trascorreva così: durante la settimana lei a Milano, lui a Como, si telefonavano e di sabato Mattia la raggiungeva. Qualche volta si tratteneva anche la domenica ma spesso rientrava a Como avendo del lavoro da sbrigare.
    Giada non era serena perché lui non parlava mai del loro futuro. Un giorno lei, decisa a chiarire qualche punto, gli disse a bruciapelo:
    " Che cosa ti turba Mattia? Sei sempre affettuoso ma non sei certamente quello che ho conosciuto. Alle volte mi sembra che tu sia presente solo fisicamente ma il tuo pensiero sia altrove. Io ricordo un Mattia che spiritualmente viaggiava sulla mia stessa lunghezza d'onda ma ora ho perso il mio compagno."
    " Hai ragione, amore, ho grossi pensieri ma per ora non te ne posso parlare.
Sappi solamente che io ti amo, se possibile più di prima e non sei tu la causa delle mie preoccupazioni. Spero di risolvere al più presto i miei problemi e di poterti alla fine spiegare tutto."
    Giada non insistette oltre rispettando la sua decisione.

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