martedì 22 gennaio 2013

"e... arriva l'aurora" (17)


17)
    Ai primi difebbraio era esattamente un anno che si conoscevano e Giada decise di fare unasorpresa a Mattia che non l'avrebbe raggiunta per quel fine settimana.
    Era un venerdìe, uscita prima dall'ufficio, si recò in una pasticceria a ritirare una tortaprecedentemente ordinata. Aveva preso da casa una bottiglia di spumante ed alvolante della sua auto si diresse verso Como. Non avendo l'indirizzo di casaperché Mattia non glielo aveva mai dato e lei non l'aveva mai chiesto, telefonòal laboratorio dove lui lavorava e con una scusa chiese l'indirizzo del dottorBonini, anche perché dall'elenco telefonico non risultava nessun Bonini Mattia.
    Verso le ventiarrivò a Como, cercò la casa di Mattia, suonò tre volte come lui faceva inBrasile e, mentre aspettava che qualcuno rispondesse, decise che, qualora nonfosse stato in casa, lo avrebbe atteso in macchina. Non vedeva l'ora diosservare la sorpresa di Mattia.
    Il portone siaprì e Giada cominciò a salire con la torta nella mano destra ed il vino nellasinistra: 'per fortuna ha solo tre piani' pensò Giada e ad ogni piano sifermava per leggere la targhetta. Sull'ultima porta del secondo piano ecco M.Bonini. Con il cuore in gola un po' per le scale ed un po' per l'emozione Giadasuonò. Sentì dei passi, la porta si aprì ed una donna comparve sulla soglia.Era sulla trentina, graziosa, minuta, castana, indossava una gonna a pieghescozzese con un golfino azzurro. Per alcuni secondi Giada rimase muta e poi:
    " E' lacasa del dottor Mattia Bonini?"
    " Sì!"rispose la donna guardandola interrogativamente.
    " Non é incasa il dottore?"
    " No, midispiace. Mio marito non é ancora tornato, credevo avesse suonato lui. Ma leichi é?"
    Giada rimase aguardare la donna senza essere in grado di proferir parola poi, facendo unenorme sforzo e cercando di essere il più naturale possibile:
    " Vedesignora, sono di passaggio ed un mio amico di Rio de Janeiro, un certo Gabriel,mi ha pregato di portare questa torta e lo spumante al dottor Bonini con tanticari saluti."
    "Oh chegentile! Ma la prego si accomodi. Mio marito non tarderà e sarà felice diringraziarla personalmente."
    " Midispiace molto signora ma ho degli amici qui sotto che mi stanno attendendo edobbiamo ripartire subito. Molto piacere d’averla conosciuta."
    " Miomarito sarà molto dispiaciuto di non conoscerla e ringraziarla in ogni caso laringrazio io a nome suo e le auguro buon viaggio."
    A distanza ditempo Giada non sapeva spiegarsi come avesse fatto a scendere le scale, salirein macchina e guidare fino a Milano perché lei di tutto questo non rammentavanulla. Ricordava solo un senso di gelo e l'impressione che il mondo intero lefosse crollato addosso: era una sensazione così reale che tutte le ossa ledolevano.
    Giunta a casavide lampeggiare la segreteria telefonica che meccanicamente staccò. Spense ilcellulare, si fece una doccia e come un automa si coricò.
    Per tutta lanotte non chiuse occhio, la sua mente era in ebollizione, le tempie lebattevano e nello stomaco le sembrava di avere dei carboni ardenti.
    Arrivò almattino in queste condizioni e la prima cosa che fece fu quella di telefonare aSisa pregandola di raggiungerla. Essendo sabato l'amica ancora riposava masentendo la voce alterata di Giada non fece alcuna rimostranza per essere statasvegliata e velocemente si recò da lei che per fortuna abitava vicinissima.Qualcosa di grave doveva essere successo perché Giada, così educata esensibile, la chiamasse di sabato mattina alle sette.
    Quando l'amicale aprì la porta Sisa si trovò davanti ad un fantasma: il viso era terreo, gliocchi infossati con due profonde occhiaie ed un leggero tremito le scuoteva ilcorpo.
    " Ma Giadache ti é successo? Mi spaventi. Dimmi, posso far qualcosa?"
    " Starmiad ascoltare." E la sua voce era roca e profonda.
    Raccontò perfilo e per segno tutto quello che era accaduto la sera prima. Alla fine delracconto Sisa era di sasso e riuscì solo a dire 'che mascalzone'. Vedeval'amica distrutta e non aveva possibilità di far nulla per aiutarla.Conoscendola profondamente sapeva che questo duro colpo non sarebbe statofacile da assorbire. Avvisò la mamma che si sarebbe trattenuta tutto il giornoed anche la notte perché Giada aveva bisogno di lei. Non riuscì a farleingerire nulla se non qualche tazza di thé.
    Nel frattempo,nella segreteria telefonica, vi erano registrate almeno una decina ditelefonate di Mattia che supplicava Giada di rispondergli perché le dovevaassolutamente parlare.
    La domenicamattina Giada era un po' più calma e Sisa cercò di farla ragionare:
    " Giada, nessunapiù di me ti può capire e so che in questo momento tu soffri terribilmente maricordati che nessun uomo merita che si perda la bussola per lui. Devi reagiree tu sei in grado di farlo, devi tirar fuori tutta la tua grinta come haisempre fatto nei momenti più tragici della tua vita. Sei una ragazza in gamba,hai un lavoro bellissimo che ti gratifica e non permettere a quel bellimbustodi rovinarti la vita. Sfogati, digli tutto quello che pensi di lui e depennalodal tuo cuore e dai tuoi pensieri."
    " Hai ragione Sisa! Non gliela darò certo vinta:se pensa che io mi strappi i capelli o mi attacchi al tubo del gas si sbaglia.Conoscerà un lato di Giada che neppure immagina."
    Nel tardopomeriggio, vedendo l'amica più sollevata, Sisa si fece raggiungere dalla mammae da Margherita e la bimba, che sembrava capisse, si mise in braccio a Giada enon l'abbandonò più. All'ora di cena Francesca andò in cucina e preparòqualcosa da mangiare. Dopo cena gli occhietti di Margherita stavano chiudendosie Sisa decise di tornare a casa. Prima di lasciare Giada, abbracciandola, ledisse:
    "Ricordati quello che mi hai promesso. Fai vedere chi sei!"
    Il lunedì inufficio fu lunghissimo e pesante perché Giada aveva un macigno sul cuore. Presela scusa che era stata poco bene, aveva avuto un po' di febbre e tutti lecredettero. Al rientro a casa sul portone l'attendeva Mattia che, pur avendo lachiave dell’appartamento non era salito, non aveva osato. Anche lui erapallidissimo.
    " Ti hochiamato moltissime volte. Perché non mi hai richiamato?"
    " Nonvolevo disturbare tua moglie!" rispose Giada gelidamente.
    " Io tidevo assolutamente parlare, ti devo spiegare."
    " Anch'io!Quindi sali da me ma prima dammi le chiavi della mia casa."
    Mattia tolse lechiavi dal suo portachiavi e gliele porse.            
    In ascensorenon aprirono bocca ed entrati in casa Giada lo fece accomodare in soggiornocome un perfetto estraneo. Si tolse il cappotto, depose la borsetta e loraggiunse. Si sedettero l'una di fronte all'altro e Mattia iniziò a parlare:
    " Giadaperdonami! So di averti fatto molto male ed é l'ultima cosa al mondo che avreivoluto."
    " Troppo buono! Questatua bontà d'animo mi commuove!"
    " No, ti pregoGiada, non così, non con questo tono."
    " E che tonovorresti? Se le mie parole diventassero lame da rasoio sarebbero sempre troppolievi se paragonate al tuo comportamento."
    " Hairagione, al mio comportamento non ci sono scusanti ma ti chiedo di lasciarmispiegare tutto dal principio e ti giuro che quello che ti dirò é la pura verità."
    Giada immobile,distaccata e fredda come un iceberg, seduta in poltrona, attese che luiparlasse.
    " E' vero,sono sposato ma il mio matrimonio é finito da lungo tempo o meglio non é maiesistito."
    Giada con tonosarcastico:
    " Questaveramente é una scusa che non ho mai sentito e non ho mai letto. Un evviva allatua immaginazione!"

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